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NO ALL’APERTURA DI UN NUOVO ALLEVAMENTO
DI VISONI PER LE PELLICCE A CAPRIOLO (BS).

13/2/14

“Pelliccia è moda”, recita l’AIP, l’associazione italiana di pellicceria sul proprio sito. “Pelliccia è morte” è lo slogan dell’OIPA e di tutti coloro che sanno che la pelliccia appartiene ad animali imprigionati e sacrificati con metodi cruenti solo per un vezzo. Dopo il crollo del settore a metà degli anni ’90, l’industria della pelliccia sta riconquistando nuovamente il mercato, proponendola come accessorio o guarnizione per cappotti, giacche, sandali estivi, biancheria, fermagli per capelli, portachiavi ecc.
L’animale più allevato per la pelliccia è il visone, in Italia ci sono solamente 16 allevamenti di visone con una produzione annuale stimata all’incirca in 170.000 pelli.

Da alcuni anni, tuttavia, anche grazie all’aumento del mercato con i paesi orientali, l’AIAV, l’Associazione Italiana Allevatori Visoni sta avanzando richieste di apertura di allevamenti in alcune regioni del Nord Italia, tra cui la Lombardia, in particolare nei territori di Brescia, Bergamo e Cremona.
Le richieste riguardano prevalentemente la conversione di allevamenti già esistenti, cambiando la destinazione d'uso degli animali allevati. Dunque non più animali da “reddito”, ma animali da pelliccia, che per alcuni allevatori in crisi si rivelano più redditizi.

In base alla legge 146/2001 a partire dal 1 gennaio 2008 gli allevamenti in Italia avrebbero dovuto diventare “a terra”, cioè senza gabbie e con pozze d’acqua, necessarie per le esigenze etologiche dei visoni.
Il Ministero della Salute ha però emanato una circolare datata 18 gennaio 2008, con la quale ha accolto favorevolmente i ricorsi degli allevatori dando loro la possibilità di scegliere tra allevamento tradizionale in gabbia e quello a terra. Per tagliare i costi gli allevatori optano per le gabbie, stipando gli animali in spazi molto angusti. Chiusi perennemente in gabbia, i visoni arrivano anche ad auto mutilarsi, camminando freneticamente in circolo. Al termine di un’atroce agonia, li attende una morte per soffocamento in camere a gas. 

La sezione OIPA di Bergamo, in collaborazione con LAV di Bergamo e Nemesi Animale, ha avviato una campagna di sensibilizzazione nella provincia in cui opera, cercando di informare la cittadinanza e le Amministrazioni Comunali contro l’apertura di nuovi centri di tortura per gli animali.

Anche a Brescia i volontari OIPA si stanno mobilitando per una richiesta avanzata al Comune di Capriolo (BS). Gli Enti Locali non hanno il potere di vietare attività di allevamento di animali da pelliccia, consentiti dalla legge, ma possono comunque mobilitarsi per ostacolarli.
Invitiamo dunque il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di Capriolo a seguire l’esempio del Comune di Arzago D’Adda (BG), che mediante una norma presente nel Piano di Governo del Territorio ha impedito che un allevamento di visoni s’insediasse nel proprio comune.

INVIA LA LETTERA DI PROTESTA!





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