Una scelta sostenibile

La produzione di alimenti vegetali è molto più ecologicamente sostenibile della produzione di alimenti animali. E’ necessaria meno terra per sfamare un vegetariano rispetto ad un onnivoro. L’impatto ambientale di miliardi di esseri umani che mangiano carne è nettamente superiore rispetto ad un’umanità vegetariana: non dovrebbero essere abbattute le foreste per lasciare spazio ai pascoli e si dovrebbero utilizzare meno energia sotto forma di combustibili fossili per coltivare i campi (riducendo l’emissione di gas serra), meno pesticidi e meno fertilizzanti.

Nella foresta dell’Amazzonia l’88% dei terreni disboscati è adibito a pascolo. Il contributo all’effetto serra dato dagli allevamenti è pari circa a quello dato dalla totalità del traffico degli autoveicoli nel mondo.
In Italia vengono prodotti annualmente circa 19 milioni di tonnellate di deiezioni animali, con i conseguenti rischi di inquinamento microbiologico anche per le falde acquifere. Esiste poi il problema dei residui dei farmaci somministrati in maniera massiccia agli animali (soprattutto antibiotici ed ormoni).
Il 70% dell’acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura, i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali d’allevamento.
Quasi la metà dell’acqua potabile utilizzata ogni anno negli USA è destinata agli allevamenti, i quali consumano una quantità d’acqua molto maggiore di quella necessaria per coltivare soia, cereali, o verdure per il consumo diretto umano. Facendo un calcolo basato sulla quantità di proteine prodotte si ottiene un rapporto sbilanciato a favore degli allevamenti: per 1 Kg di proteine animali occorre un volume d’acqua 15 volte maggiore di quello necessario alla produzione della stessa quantità di proteine vegetali.