Le considerazioni scientifiche

Molte scoperte scientifiche vengono ingiustamente attribuite alla vivisezione; scoperte cliniche sono falsamente dichiarate dai vivisettori.

Le trasfusioni di sangue

Il primo tentativo di trasfusione di sangue fu effettuato sugli animali nel 1665 e poco più tardi fu effettuata una trasfusione dagli animali all’uomo, con esiti negativi. Nei primi anni dell’800, esperimenti sugli animali dimostrarono che era pericoloso lo scambio di sangue tra le specie. Allora fu tentata la trasfusione da uomo a uomo ma, anche in questo caso, molti riceventi morirono.
La trasfusione divenne sicura verso la fine del XIX secolo, quando i dottori Levine e Stetson mischiarono campioni di sangue provenienti da diversi esseri umani e scoprirono la ragione dei precedenti fallimenti: avevano scoperto i gruppi sanguigni umani senza usare gli animali. Il fattore Rhesus (Rh) prese questo nome solo da esperimenti su animali effettuati in seguito alla scoperta avvenuta in un paziente di New York nel 1939. La prima menzione di questo nome (Rhesus: piccola scimmia originaria dell’India) si ha nel 1940, quando un gruppo di vivisettori, ovviamente molto seccati per essere stati battuti al riguardo, produssero un articolo del loro lavoro su una rivista scientifica, ripetendo semplicemente quanto già portato a conoscenza del rapporto clinico del 1939 da Levine e Stetson (“An usual case of intra.group agglutination”, 1939).

I trapianti d’organo

I chirurghi che si accingono ad applicare una nuova tecnica di trapianto, generalmente la fanno precedere da esercitazioni sugli animali, per dare una giustificazione preventiva ad eventuali insuccessi nell’uomo. Così anche Christian Barnard, prima di compiere i suoi primi trapianti di cuore nell’uomo si esercitò a lungo su numerose specie animali. A quanto pare i risultati sugli animali furono così soddisfacenti che lo stesso Barnard, il 2 dicembre 1967, a Città del Capo, si decise ad operare su un uomo. Il paziente morì dopo pochi giorni e così un anno dopo egli fece il suo secondo trapianto di cuore su un altro malato cardiopatico: la sopravvivenza fu di 20 mesi.
Da allora sono stati compiuti molti trapianti con esito positivo, se si considera il periodo di sopravvivenza dei pazienti.
I risultati complessivi di queste operazioni dovrebbero apparire chiari a tutti: le esercitazioni compiute sugli animali non portarono a nessun progresso in quanto i primi pazienti che furono operati morirono nel giro di poche settimane. Sulla loro morte e non sugli animali fu elaborata la tecnica che permise di ridurre gli insuccessi e che permette al giorno d’ogginumerosi trapianti con esiti sempre più positivi.
Per i trapianti il problema non è tanto tecnico, ma immunologico: il possibile rigetto. Quest’ultimo non può essere risolto con gli animali, il cui sistema immunitario differisce totalmente da quello umano. Nel 1984, il Prof Leonard Bailey, eseguì il primo xenotrapianto tra un babbuino e Baby Fae (il nome dato a una bambina nata pochi giorni prima con una malformazione cardiaca). La piccola vittima morì pochi giorni dopo l’intervento a causa del rigetto. Eppure l’idea assurda del trapianto d’organo tra specie diverse (xenotriapanto) non è mai stata abbandonata, e ai giorni nostri si cerca ancora tramite combinazioni chimiche di trovare un farmaco che possa far fronte al rigetto e che possa permettere il trapianto stesso, dimenticando che il sistema immunologico degli animali differisce da quello umano.

Le malattie infettive e i vaccini

Alla gente è stato fatto credere che le malattie infettive quali la poliomielite, il vaiolo, la tubercolosi, la polmonite, il tetano, la pertosse, il morbillo, la scarlattina e la difterite furono debellate da medicinali e vaccini scoperti grazie alla vivisezione. La storia prova che non è così. Già prima dell’introduzione di medicinali o vaccini, per queste malattie, vi erano già state massicce riduzioni delle percentuali di mortalità (in alcuni casi fino al 90%).Le misure di salute pubblica prese tra il 1850 e la prima parte del XX secolo portarono: al controllo delle forniture d’acqua, al miglioramento delle condizioni igieniche e dell’apparato fognario, ad una migliore nutrizione e ad un miglioramento complessivo delle condizioni di vita. Così quando la medicina di laboratorio entrò in scena, il compito di eliminare queste malattie era già stato portato a termine. Eppure sia gli animali vivi che i loro tessuti sono stati usati per produrre vaccini per uso umano, anche se questo si è dimostrato pericoloso a causa della differenza tra le specie e, ancora più importante, per il pericolo di contaminazione di virus di specie sconosciute. Attualmente, molti vaccini virali sono prodotti in colture di cellule umane.

La medicina e la farmacologia

Gas esilarante, cloroformio, etere, digitalina, atropina, iodio, morfina, chinino sono stati scoperti grazie alle osservazioni cliniche. Mezzi diagnostici come il termometro da febbre, lo stetoscopio, l’auscultazione, il microscopio, la batteriologia, l’oftalmoscopio, la percussione, la risonanza magnetica sono stati inventati senza servirsi di animali.
Pasteur aveva annunciato la teoria bacillare dopo avere studiato al microscopio la fermentazione della birra e del vino, spiegando l’importanza dell’igiene ippocratica introducendo l’asepsi (l’assenza di germi capaci di provocare processi d’infezione nelle ferite). Roentgen aveva scoperto i raggi x senza far uso di animali, così come pochi anni dopo i Curie dovevano scoprire il Radium.
Riassumendo, non esiste una sola scoperta importante e di valore pratico ai fini della salute umana dovuta alla vivisezione. Per contro vi sono numerosi casi in cui il metodo basato sull’utilizzo degli animali ha portato a errori fatali, oltre che ritardare le ricerche davvero scientifiche. Questo perché nessuna specie animale, compreso l’uomo, può costituire modello sperimentale per nessun’altra specie, in quanto tra le differenti specie esistono differenze fisiologiche e differenze di reazione alle sostanze sia chimiche che naturali.
Ecco alcuni esempi: l’Amanita Phalloides, fungo velenosissimo per l’uomo, può essere ingerita dal coniglio senza alcun problema; la Vitamina C, la quale può essere eliminata tranquillamente dalla dieta del cane, del gatto, del ratto, del topo, del criceto (la Vitamina C la fabbricano da sé) ma non eliminiamola dalla dieta della cavia, dei primati o dell’uomo, in quanto morirebbero di scorbuto; dal Nitrito d’Amile, il quale innalza pericolosamente la pressione interna dell’occhio del cane ma abbassa la pressione dell’occhio umano; la Nitroglicerina (e altri composti nitrici) che abbassa la pressione arteriosa degli animali più usati in laboratorio ma non quella dell’uomo; la Morfina, la quale addormenta l’uomo e il ratto ma ha l’effetto esattamente opposto nel gatto; l’Acido Cianidrico, letale per l’uomo, può benissimo essere ingerito da rospi, pecore, porcospini; la Cicloserina, attiva sulla tubercolosi sperimentale della cavia e del topo; la Serotonina, che aumenta la pressione arteriosa nel cane, ma la riduce nel gatto.

Nella seguente tabella sono riportati gli effetti teratogeni, cancerogeni, tossici o comunque dannosi di alcune sostanze (e farmaci) più comunemente utilizzate in medicina, su specie diverse (attenzione, molte di queste sostanze possono comunque causare effetti collaterali):

SOSTANZA DANNOSA NON DANNOSA
PENICILLINA (antibiotico) CAVIA uomo
CLOROFORMIO (anestetico) CANE uomo
INSULINA (sostanza per diabetici) CONIGLIO TOPO GALLINA tutti gli animali più usati in laboratorio
ASPIRINA (analgesico) TOPO, CAVIA SCIMMIA CANE, GATTO uomo
STRICNINA (veleno) UOMO scimmia, cavia, pollo
FLOSINT (antinfiammatorio UOMO tutti gli animali più usati in laboratorio
DIGITALE (farmaco per il cuore) CANE uomo
NOVALGINA (analgesico) GATTO uomo
ARSENICO (veleno) UOMO pecore, porcospini
CLORAMPHENICOLO (antibiotico) UOMO tutti gli animali più usati in laboratorio
ATROPINA (farmaco neurolitico) UOMO piccioni conigli

Anche valutando gli effetti di uno solo di questi farmaci, se ne può dedurre che è impossibile estrapolare all’uomo con certezza i risultati degli esperimenti compiuti sugli animali. Gli animali sono così diversi dall’uomo che quello che si verifica nell’animale può essere simile a quello che avviene nell’uomo, leggermente diverso, completamente diverso o totalmente opposto. Per cui, quando si è fatto un esperimento sugli animali, è necessario e indispensabile ripeterla nell’uomo. La vivisezione è un metodo a posteriori, ma a noi interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio organismo. Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter sperimentare nell’uomo senza aver alcuno ostacolo di natura burocratica e giuridica. L’impiego di certi farmaci fu addirittura ritardato dalla sperimentazione su animali. Si possono citare innumerevoli casi. Ad esempio, uno degli antiepilettici ancora oggi molto conosciuto ed importante è il Fenobarbital (Luminal) che, fortunatamente, non fu provato su animali prima di essere impiegato dal Prof. Hauptmann sui malati di epilessia. Oggi, probabilmente, per questo farmaco, non sarebbe neppure permesso l’impiego in medicina umana dal momento che provoca nei topi il cancro al fegato. Il Clausterone, il prodotto ormonale per anni utilizzato contro il cancro mammario avanzato, non aveva dimostrato alcuna azione antitumorale negli animali da laboratorio. Ma la regola è spesso l’inverso: “si perdono anni e milioni di euro per accertare la sicurezza di un antineoplastico, attivo sui ratti, per accorgersi, dopo, che non ha alcuna efficacia sull’uomo” (Tempo Medico, 1975). Prendiamo adesso in esame due dei farmaci più famosi che in base alla sperimentazione sugli animali erano risultati innocui, ma una volta immessi sul mercato hanno provocato delle vere e proprie tragedie. Il primo è il Talidomide che come riferisce nel 1962, il Time: “dopo tre anni di prove su animali era stato ritenuto così innocuo che ne era stata approvata la libera vendita senza alcuna prescrizione medica”. Il risultato fu la nascita di più di 10.000 bambini focomelici (con gravi malformazioni) in tutto il mondo, causate dall’ingestione di questo tranquillante da parte di donne in gestazione. L’altro farmaco che, nonostante la sperimentazione su animali, fu considerato innocuo è il Dietil-Stilbestrolo (ormone sessuale); immesso sul mercato perché “arresta il cancro alla prostata”, venne usato, in seguito, come antiabortivo (per assicurare il buon esito della gravidanza) con il risultato di provocare il cancro vaginale o uterino nel 95% delle figlie, in età variabile tra i 7 e i 27 anni. Perciò i primi sospetti sorsero soltanto una ventina d’anni dopo che il farmaco era stato messo in commercio, e intanto esso continuava ad agire insospettato. Questi non sono solo che due degli innumerevoli farmaci che, a seguito delle prove su animali, avevano dato indicazioni positive per il loro utilizzo in terapia umana e che hanno poi causato disastri farmacologici, cioè effetti indesiderati gravissimi, drammatici sull’uomo.Questo dimostra che gli effetti tossici e collaterali non appaiono durante i test preliminari sugli animali, ma solo dopo che il trattamento è stato usato in via generale sull’uomo per lungo tempo. C’è anche da considerare che ogni singolo soggetto di ogni specie differisce nelle reazioni, in base al proprio metabolismo, da ogni altro individuo della stessa specie. Ad esempio: il Cloroformio provoca epatomi in vari ceppi di topi femmina ma non nei topi maschi; il Tetacloruro di Carbonio provoca il cancro del fegato nel topo mentre nel ratto provoca cirrosi.

Il cancro

I tumori maligni sono responsabili di molti decessi nel mondo occidentale. Questo è dovuto principalmente alle numerose sostanze chimiche respirate e ingerite, anche involontariamente, nel corso della nostra esistenza attraverso un’errata alimentazione, l’inquinamento da fattori ambientali esterni e, non ultimi, i farmaci. Da molti decenni, in tutto il mondo, i ricercatori si ostinano a indurre artificialmente nell’animale da sperimento forme di cancro per studiare le cause ed eventualmente per trovare una terapia specifica ed efficace. Ma i ricercatori, per far fronte a una malattia così importante, spesso agiscono in concorrenza tra loro e in modo scoordianato e incontrollato, spendendo somme incredibili di denaro e martoriando milioni di animali con risultati che purtroppo le statistiche sulla mortalità per cancro ci indicano. Da questi risultati fallimentari si comprendere che non vi è alcun parallelo o rassomiglianza tra le malattie che insorgono spontaneamente nell’uomo e le malattie indotte artificialmente in animali non malati. Infatti i tumori indotti artificialmente mediante stimoli fisici e chimici, manipolazione genetica, o mediante innesti o iniezioni di tessuto canceroso, si sviluppano in maniera diversa da quelli spontanei, più vulnerabili all’attacco delle difese naturali dell’organismo. Inoltre, accanto ad altre importanti diversità biochimiche e morfologiche, i tumori provocati negli animali da laboratorio non producono metastasi, cioè spostamento e riproduzione del tumore in un altro punto dell’organismo. Tutte queste considerazioni, riferite specificatamente alla ricerca sul cancro (senza uso di animali) sono già state espresse da medici e ricercatori di fama Internazionale. In Italia, il Prof. Giulio Tarro (primario della divisione di virologia all’ospedale Cotugno di Napoli, docente all’Università di Napoli, presidente della Fondazione Beaumont-Bonelli per le ricerche sul cancro), compie ricerche sul cancro senza ricorrere alla sperimentazione animale, ma sperimentando su cellule e colture di tessuti umani.

L’AIDS

Le conoscenze che abbiamo derivano dall’epidemiologia (lo studio delle malattie nelle popolazioni). Sono stati questi studi a rivelare che i metodi di trasmissione sono collegati coi contatti sessuali, col sangue (trasfusioni) e, più importante, l’epidemiologia ha mostrato come prevenire l’AIDS. La scoperta del virus dell’AIDS nella linfa umana ne ha rivoluzionato la ricerca. Da allora gli studi in vitro sono aumentati e hanno mostrato come il virus si comporta nelle cellule del sangue e nei tessuti. I modelli animali non possono farsi merito del progresso raggiunto nella ricerca per la cura dell’AIDS, non esiste specie animale che possa riprodurre l’AIDS umano.

L’aumento della mortalità

La medicina ufficiale, dietro cui si nasconde l’industria farmaceutica, afferma da anni che molte malattie sono state sconfitte grazie alla ricerca condotta sugli animali. Ma le uniche malattie scomparse o fortemente regredite nei paesi occidentali sono alcune malattie infettive: quelle dipendenti da fattori di igiene pubblica e delle migliorate condizioni di vita. Invece le altre malattie, quelle che la ricerca dovrebbe debellare (cancro e malattie cardiovascolari) sono in continuo aumento. L’industria farmaceutica, attraverso i mass media fa credere che i farmaci avrebbero contribuito in maniera determinante all’aumento della vita media umana. La storia ci insegna che un tempo si moriva principalmente a causa di guerre, calamità naturali, cattive condizioni igieniche, indigenza, ecc. Oggi, il 90% dei decessi è dovuto a malattie, e solo il 10% ad altri fattori come incidenti, suicidi, omicidi, ecc (spesso causati dall’uso di psicofarmaci e stupefacenti). La farmacologia e la medicina ufficiale non possono farsi merito della diminuzione delle malattie studiate e sperimentate sugli animali. Nonostante la professione medica abbia riconosciuto da tempo l’importanza di fattori soggettivi nelle malattie umane quali l’habitat, l’alimentazione, l’ereditarietà, i fattori occupazionali, emozionali, di stress, i ricercatori vivisettori insistono in esperimenti su animali in cui, a causa di differenze genetiche, metaboliche, organiche, non è possibile riprodurre in laboratorio modelli sperimentali validi per l’uomo. Infatti le malattie cardiache (come l’infarto, responsabile in occidente di numerosi decessi), sono collegate ad una cattiva dieta (eccessivo consumo di grassi di origine animale), unita a stress, alcool, fumo e mancanza di esercizio fisico.