La scorsa settimana il Commissario Tonio Borg (Direzione Generale per la Salute e i Consumatori) si è confrontato con la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo in relazione allo scandalo della carne di cavallo illegalmente messa in commercio mascherata da carne di maiale e di manzo. Scandalo che ha già coinvolto venti paesi europei (tra cui l’Italia).
Purtroppo la Commissione Europea ha confermato le posizioni già espresse tramite Paola Testori Coggi (“Rispetto alla tracciabilità, abbiamo la legislazione più sviluppata del mondo. La frode è stata rilevata e la carne individuata. Il sistema ha funzionato”) e si è difesa dichiarando che l’Unione Europea dispone di una delle migliori legislazioni al mondo in materia di catena alimentare e tutela del consumatore, fatto che sarebbe dimostrato dalla reazione delle autorità irlandesi che ha permesso di scoprire la frode.
Pertanto, sembra che la Commissione Europea non si renda conto dell’assoluta gravità di questa scoperta visto che l’effettiva denuncia, da un lato, non garantisce affatto circa il rischio -per la verità molto probabile- che i consumatori europei siano di fatto obbligati ad assumere medicinali e composti chimici di ogni genere attraverso il consumo di prodotti animali e, dall’altro, non assicura che gravi problemi di salute possano svilupparsi in un momento successivo.
Alcuni parlamentari hanno sottolineato la debolezza della posizione della Commissione Europea che si ostina a minimizzare l’accaduto e ad esaltare una legislazione il cui sistema di controllo ha sì funzionato ma del tutto casualmente e, certo, non tempestivamente.
E se i controlli non funzionano a monte (e spesso anche a valle) -come ha dichiarato Corinne Lepage del Gruppo Liberale (ALDE)- la “legislazione migliore del mondo” si rivela essere una legislazione virtuale.
Checché ne dica la Commissione Europea, questo scandalo ha di fatto confermato ciò che è risaputo da molti anni e che le associazioni animaliste continuano a denunciare: negli allevamenti e nei macelli europei e di tutto il mondo, un’infinità di animali innocenti è massacrata per il suo latte, la sua carne e le sue uova. Esseri viventi trattati come meri oggetti da rivendere in pezzi a milioni di cittadini che assumono così -spesso incosapevolmente- farmaci e ogni genere di sostanze chimiche con gravi danni per la salute.
Le frodi ormai non si contano più: addirittura più recente dello scandalo della carne di cavallo è quello delle false uova biologiche in Germania. Secondo il Der Spiegel, gli inquirenti tedeschi ritengono che un produttore su cinque -oltre 150 aziende nella sola Bassa Sassonia- sia colpevole di aver truffato i consumatori.
Le lobby senza scrupoli dell’industria alimentare torturano miliardi di esseri senzienti animali e avvelenano miliardi di esseri senzienti umani. Con buona pace della Commissione Europea -che ritiene “una certa quantità di crimine fisiologica”-, degli Stati membri, dei produttori onesti, del mercato unico e, in definitiva, del nostro futuro.

Edoardo Gandini
OIPA-EU Relations Officer
Member of European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers and Commissioners


L’ANTEFATTO

27/2/2013

Domani mattina, giovedì 28 febbraio, l’OIPA parteciperà ad una riunione straordinaria della
Commissione Ambiente del Parlamento Europeo alla quale interverrà il Commissario Tonio Borg (Direzione Generale per la Salute e i Consumatori) sul recente scandalo legato alla carne di cavallo ritrovata in diversi preparati mista a carne di maiale o di manzo.
Paola Testori Coggi della Commissione Europea ha incredibilmente liquidato la questione così: “Rispetto alla tracciabilità, abbiamo la legislazione più sviluppata del mondo. La frode è stata rilevata e la carne individuata. Il sistema ha funzionato”.
In realtà il sistema non ha funzionato per niente e perché la questione sia più chiara è necessario comprendere per quali ragioni alcuni produttori scelgono di camuffare la carne di cavallo invece di venderla alla luce del sole.
Secondo la legislazione vigente, i cavalli destinati all’equitazione e all’ippica, all’ippoterapia, alle forze armate, ecc… -una volta terminata la carriera- non possono entrare nell’industria alimentare e devono essere mantenuti ed infine smaltiti in seguito a morte naturale. Tutto questo, naturalmente, comporta un costo elevato per svariati anni e molti proprietari senza scrupoli, in combutta con alcuni macelli, decidono di disfarsi di questi sfortunati animali che entrano così nel vortice di questa illecita commercializzazione. A ciò si aggiunga tutta quell’attività più o meno sommersa legata al mondo delle corse clandestine.
Ma perché questo divieto di macellazione? Non certo per un sentimento di rispetto e di riconoscenza verso l’animale, non sia mai! Bensì in quanto questi cavalli -impiegati in attività sportive ed agonistiche- vengono riempiti per tutta la loro vita con antibiotici, medicinali ed altri composti chimici e, difatti, le tracce di fenilbutazone rinvenute in alcuni esemplari non fanno che confermare quanto sopra.
Il fatto poi che quanto accaduto pochi giorni fa abbia già coinvolto venti paesi dell’Unione Europea spinge a ritenere quanto meno poco credibile l’ipotesi che si tratti di un fenomeno nuovo ed isolato. Né, tantomeno, si può pensare che esso sia circoscritto alla sola carne di cavallo: le organizzazioni animaliste -tra cui l’Oipa- denunciano da anni i crimini commessi nell’impenetrabile industria alimentare legata ai prodotti animali.
Non sorprendono per niente, dunque, le due inchieste -riprese ieri l’altro da Le Monde- che hanno svelato la presenza di antibiotici, antinfiammatori, ormoni e betabloccanti nelle confezioni di latte e, addirittura, di antibiotici, antiparassitari e fungicidi negli omogeneizzati.
Sorprende invece che la Commissione Europea ritenga “che il sistema ha funzionato” e che continui a temporeggiare sull’etichettatura delle carni lavorate e dei prodotti che le contengono quando l’obbligo di indicare tutti gli elementi è richiesto da 7 cittadini europei su 10.
L’Unione Europea e gli Stati membri farebbero molto meglio ad investire tempo e risorse verso un’alimentazione vegetariana e vegana -magari incentivando anche i Gruppi di Acquisto Solidale e il consumo locale- se avessero realmente a cuore la salute dei cittadini, la sorte dell’ambiente e la tanto decantata civiltà europea che -per arricchire le potenti lobby dell’industria alimentare- si rende complice del massacro di miliardi di esseri senzienti.

Edoardo Gandini
OIPA-EU Relations Officer
Member of European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers and Commissioners


L’INTERVENTO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA ASSOCIAZIONI DIRITTI ANIMALI E AMBIENTE

Riconoscere cavallo, asino, mulo e bardotto come animali da compagnia, vietarne la macellazione, l’importazione e l’esportazione a fini alimentari, vietare la vendita e il consumo della carne equina, vietare l’utilizzazione degli equidi in spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti, assicurare la tracciabilità dei cavalli attraverso interventi sull’anagrafe equina. E’ il contenuto della proposta di legge che l’on. Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, depositerà a sua firma all’insediamento del parlamento e che ha illustrato oggi a Milano insieme con Antonio Nardi-Dei, presidente di Italian Horse Protection (associazione aderente alla Federazione) prendendo spunto dallo scandalo delle “lasagne al cavallo” che interessa numerosi Paesi europei. Alla conferenza sono intervenuti anche Laura Rossi, presidente della Lega del Cane, Sergio Sellitto, vicepresidente di Enpa, Nadia Zurlo, responsabile settore cavalli Lav, Alessandra Roma, presidente Sos Levrieri.
In attesa di una soluzione definitiva del problema, la Federazione ha intanto chiesto ai ministri della Salute e delle Politiche agricole di sospendere cautelativamente le importazioni di cavalli vivi e di carne di cavallo, quantomeno dai Paesi che non danno sufficienti garanzie per la salute dei consumatori.
Allo stato attuale, infatti, non solo non c’è obbligo normativo di indicare la provenienza della carne di cavallo commercializzata nel nostro Paese (come ad esempio è invece per la carne bovina per la quale viene tracciata l’intera filiera), ma vi è il ragionevole sospetto che all’estero o anche in Italia, dato la confusione regnante nella nostra anagrafe equina, finiscano nella catena alimentare animali trattati con sostanze pericolose per la salute umana.
“Nei confronti del cavallo, l’uomo mostra spesso il peggio di sé, tradendo il suo patto plurimillenario con un vero amico – afferma l’.on. Brambilla – Da sempre accanto al lui, per offrirgli la collaborazione in battaglia, nei lavori agricoli, come mezzo di trasporto e come amico fedele, questo meraviglioso animale continua ad essere sfruttato in mille modi: nei circhi, sulle piste delle ippodromi ufficiali, magari obbligato a rigide ed innaturali discipline agonistiche; nelle corse clandestine; sui sampietrini romani (e non solo) a trascinare carrozzelle sotto la pioggia o con il caldo torrido; lanciato a folle velocità sui tracciati medievali dei palii. Nella maggior parte dei casi, con il macello come ultima stazione, magari dopo avere affrontato interminabili viaggi dall’est in condizioni degradanti.
Da noi, è una specie animale sfruttata – letteralmente – fino all’osso: mentre nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è quasi inconcepibile – in alcuni Stati americani è addirittura illegale, l’Italia vanta invece il triste primato di maggiore consumatore di carne equina di tutta l’Europa”.
Quindi è necessario cambiare l’inquadramento normativo attuale, che identifica il cavallo come “animale da reddito”, estendo a questo meraviglioso animale tutte le tutele necessarie. La proposta di legge dell’ex ministro del turismo, oltre a riconoscere il cavallo come animale d’affezione (con tutto quello che comporta in termini di divieto di maltrattamento, di sfruttamento, di macellazione e di importazione ed esportazione di cavalli a fini alimentari), fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, spesso detenuti in condizioni non adeguate. Istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all’effettivo proprietario o possessore. Regola le modalità di addestramento. Abolisce le aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, che potranno essere affidati ad associazioni. Per gli equini anziani o malati prevede convenzioni con strutture private o veri e propri “pensionati”. Introduce inoltre sanzioni per chi viola la legge e il rafforzamento dell’istituto della confisca.

Nel corso della conferenza è stato presentato il video schock “Carne equina: l’altra faccia dello scandalo”, realizzato dalla Federazione. Si tratta di immagini dure che rappresentano questa tragica realtà senza bisogno di parole.

E’ possibile visionarlo sui siti www.nelcuore.org o scaricare da http://storage.flexvideo.it/f/brambilla/MVB_campagna_shock_cavalli_032013.mp4.zip