Dopo la comunicazione del 31 gennaio, giovedì scorso -20 giugno- l’Unione Europea ha inviato all’Italia un parere motivato per intimare il recepimento della Direttiva 2010/63/UE meglio conosciuta come “direttiva vivisezione”.
Si tratta del secondo atto formale della procedura d’infrazione al quale -in caso di ulteriore inerzia- seguirà il deferimento.
La Commissione Europea ha così deciso di utilizzare il pugno di ferro in una materia estremamente delicata sulla quale, però, i cittadini italiani (ed europei) hanno dimostrato di avere le idee molto chiare: oltre l’87% è contrario alla vivisezione.
A ciò si aggiunga che, dal punto di vista giuridico, la Direttiva in questione presenta numerosi aspetti negativi alcuni dei quali in contrasto persino con i Trattati fondamentali dell’Unione Europea. In particolare, l’Unione si arroga una competenza sui temi etici, peraltro attuando palesi discriminazioni fra”sensibilità” diverse, senza averne alcun diritto.
E’ chiaro che dietro a tutta questa fretta e prova di forza si nascondono fortissimi interessi economici e la potentissima lobby del farmaco e se questa linea dura passerà allora continueremo ad essere -insieme a miliardi di animali- le silenziose vittime della vivisezione e di una scienza falsa e dannosa.
La vera natura e il modus operandi della grande industria farmaceutica, infatti, si ritrovano in un’efficace espressione ormai presente in diverse cronache che si occupano delle vicende giudiziarie di Big Pharma in tutto il mondo: metodo mafioso.
Ma proviamo a ricostruire, a mero titolo illustrativo, le vicende degli ultimi mesi legate a questo torbido mondo e scoperte unicamente grazie al coraggio di ex dipendenti, in seguito sottoposti a violenze e minacce. La GlaxoSmithKleine è stata condannata a pagare tre miliardi di dollari per corruzione, frode scientifica, falsità con gli enti regolatori e pratiche monopolistiche. La Pfitzer è stata denunciata per schema monopolistico e la Merck per vari reati sempre legati ai brevetti, in particolare contaminava campioni di sangue con anticorpi animali per fare apparire gli anticorpi del sistema immunitario. La Roche, la Bayer e in ultimo la Novartis sono state condannate per tentato aggiramento dell’articolo 3(d) della Legge sui brevetti in India, mentre la GlaxoSmithKleine di cui sopra veniva condannata altresì per aver sperimentato i propri vaccini e ucciso bambini in Argentina, Colombia, Panama, Bolivia, Gabon, Mozambico, Tanzania, Ghana, Benin, Costa d’Avorio, Kenya, Uganda, Repubblica Centrafricana, Malawi, Namibia e Burkina Faso.
Poi, non appagati, proseguono la strage con la commercializione dei loro veleni alla ricerca del profitto a tutti i costi: nei soli Stati Uniti i farmaci causano 100.000 morti all’anno, il 52% dei farmaci “sicuri” provoca gravi reazioni avverse (leggasi morte, pericolo di morte e inabilità permanente) e oltre l’80% dei farmaci commercializzati vengono ritirati. Inoltre, ormai tutti conoscono il caso Green Hill un intero allevamento lagher di proprietà della Marshall, finalmente chiuso, dove gli inquirenti hanno ritrovato di tutto e per il quale è stata formalizzata l’accusa di animalicidio e maltrattamento in concorso.
Intanto, mentre in Italia prosegue l’iter parlamentare che affronta il Disegno di Legge 587 che contempla tutte le direttive europee per le quali è in atto una procedura d’infrazione e si registrano numerosi emendamenti e prese di posizioni differenti in merito alla Direttiva sulla vivisezione, centinaia di migliaia di cittadini europei continuano a lottare e a portare avanti l’iniziativa popolare Stop Vivisection.
Tramite questa iniziativa, i cittadini europei chiedono alla Commissione l’abrogazione dell’attuale Direttiva e, contestualmente, una nuova proposta legislativa che protegga realmente gli animali e che renda finalmente obbligatorio per la ricerca l’utilizzo di dati specifici per la specie umana e così eliminando definitivamente la vivisezione, una pratica barbara, crudele e dannosa per tutti.

Edoardo Gandini
OIPA-EU Relations Officer
OIPA European Campaigns Officer
Member of the European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers and Commissioners