Macelli

L’ultima fase della vita degli animali. La più breve, la più cruenta. Dalla sofferenza cronica della “vita” nell’allevamento, si passa al dolore acuto di una morte nelle “catene di smontaggio” dei macelli. Ogni macellaio deve uccidere decine, centinaia di animali ogni giorno e noia, stanchezza e disattenzione, causano errori e altra sofferenza per gli animali.

I bovini, prima di essere dissanguati mediante taglio della giugulare e di essere eviscerati, vengono “storditi” con una pistola a “proiettile captivo”, che viene sparato nella scatola cranica degli animali provocando, in teoria, l’incoscienza. Questo metodo di stordimento talvolta non riesce a rendere incosciente l’animale, che viene letteralmente smembrato da vivo.

Per i suini il momento del macello è particolarmente penoso, perché il numero delle uccisioni è altissimo, anche 1000 animali in una mattinata. In queste situazioni lo stordimento molte volte non viene ben applicato e quindi gli animali vengono sgozzati, e poi gettati nelle vasche d’acqua bollente ancora coscienti.

L’unica morte davvero indolore renderebbe necessario narcotizzare l’animale, ma questo non è possibile, perché le sue carni devono poi essere mangiate. Ma anche se esistesse un tipo di macellazione senza sofferenza, è chiaro che non sarebbe comunque accettabile, perché è l’idea stessa di uccidere un animale che è totalmente inaccettabile da un punto di vista etico

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