Come da  tradizione ormai consolidata anche quest’anno le associazioni animaliste della provincia etnea hanno celebrato il World Animal Day, il cui momento topico è stata l’attesissima benedizione degli animali.

Promosso dalla sezione L.I.D.A. Catania l’evento si è svolto domenica 2 ottobre all’interno del Parco Gioeni, anticipando di 48 ore la ricorrenza che festeggia San Francesco, patrono d’Italia e degli animali. Proprio un personaggio in controtendenza, questo san Francesco.  Per la dottrina cattolica tra gli uomini e gli animali esiste una differenza non solo accidentale o quantitativa, ma sostanziale e qualitativa. L’uomo, a differenza di tutti gli animali, comprese le scimmie più evolute, è un essere intelligente e libero, ha un’anima spirituale e un destino soprannaturale.

Solo agli uomini e alle donne spetta la dignità di persona umana, con i conseguenti diritti che ne derivano. Gli animali, sostiene inoltre la Chiesa, non sono “persone”, proprio perché non sono capaci di intendere e di volere: non hanno diritti perché non hanno doveri. I loro comportamenti seguono la legge dell’istinto, impressa dal Signore nella loro natura. L’uomo ha in comune con gli animali la natura fisica, ma ciò che da essi lo distingue è la natura razionale.

San Francesco seppe guardare oltre i dogmi della visione antropocentrica, che colloca la specie umana al centro del mondo, e le filosofie dualistiche, che contrappongono la materia allo spirito, il corpo all'anima, il raziocinio alla brutalità. Il concetto di fraternità è il cardine della filosofia di San Francesco: uomini e donne non devono vivere soli, ma devono prendersi cura dei propri fratelli con amore e dedizione.

La stessa cura deve estendersi incondizionatamente non solo alle creature umane, ma a tutto il creato, animali e piante inclusi, in quanto opera di Dio e dunque sacri: Francesco predicava, dunque, la fraternità universale. Non si tratta forse dello stesso messaggio propugnato dagli animalisti? Ebbene, si.

La dottrina animalista afferma che tra uomini ed animali non esistono confini, né biologici né morali. Ciò che attribuisce diritti ad un essere vivente non può essere soltanto  la ragione o la volontà, bensì l’autocoscienza e la capacità di soffrire e di godere. La tradizione francescana ci ha tramandato la vicenda di un feroce lupo che terrorizzava la città di Gubbio.

Francesco andò incontro all’animale chiamandolo “fratello lupo” e gli disse che era ormai tempo di fare pace con gli uomini: se il lupo avesse osservato stabilmente il patto di “non belligeranza”senza fare male né all’uomo né ad altri animali, egli l’avrebbe fatto nutrire dagli uomini in modo da non dovere patire più la fame. Il lupo sollevò la zampa, la pose nella mano di Francesco e giurò che, seppur spinto sino a quel momento dalla fame e non certo da cattiveria, non avrebbe più aggredito né uomini né animali per nutrirsi.

E così avvenne: il lupo continuò a vivere a Gubbio, sfamato e benvoluto dagli abitanti del paese come uno di famiglia.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi fructi, con coloriti fiori et herba.
Laudato si, mi Signore, per frati creature favelanti,
per lo che rimembrano noi non soli siam.- Il Cantico delle Creature, Francesco d’Assisi.
Suggeriamo vivamente ai cattolici di tutto il mondo di fare un bel ripassino: predicare bene e razzolare male è proprio un peccato.

Tiziana Genovese – Delegata OIPA Catania e provincia