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CACCIA, CASO ADAMAS: L’UCCISIONE DELIBERATA DI UN CANE
NON PUO’ ESSERE CONSIDERATA UN DANNO COLLATERALE.
L’OIPA “LA REGIONE FRIULI MODIFICHI LA LEGGE
E IMPONGA MAGGIORI RESTRIZIONI A TUTELA
DELLE POPOLAZIONE E DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE”

6/11/15

Stava passeggiando in campagna con il suo compagno umano quando un colpo d’arma da fuoco l’ha colpito. E’ caduto a terra, ma non ha potuto sentire le braccia del suo proprietario sollevarlo e cercare di salvarlo, perché lo stesso uomo che ha sparato il primo colpo, l’ha raggiunto e, incurante delle grida disperate del suo papà umano, gli ha deliberatamente sparato a distanza ravvicinata un secondo colpo, questa volta mortale.

Adamas, un giovane border collie, è morto così, senza un motivo, se non la follia di un uomo che, per la legge, era autorizzato ad andare in giro armato per praticare il suo “sport”: la caccia. Adamas è una delle tante vittime della caccia, un’attività che dalla sua apertura ufficiale, il 2 settembre scorso, ha già causato 6 morti e 27 feriti, di cui 9 non cacciatori.*

Tutto questo nonostante lo sdegno e l’insofferenza dei cittadini sia ormai palpabile: sono infatti oltre diecimila le firme ottenute in pochi giorni a sostegno della petizione online lanciata dall’OIPA Udine (https://www.change.org/p/difendiamoci-dalla-caccia) e indirizzata al presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, per chiedere una modifica della legge regionale che regola l’attività venatoria, introducendo il divieto di sparare liberamente vicino ai centri abitati e norme che impongano ai cacciatori di essere sottoposti a test per verificare la presenza nel sangue di alcol e sostante stupefacenti. Per ricordare Adamas e per dare maggior forza alla richiesta, domenica 8 novembre verrà inoltre organizzata una veglia silenziosa nel centro di Udine
https://www.oipa.org/italia/appuntamenti/novembre_adamas.html

Quello che è successo ad Adamas e alla sua famiglia potrebbe capitare ad ognuno di noi. L’attività venatoria, oltre ad essere uno stupro legalizzato della natura, limita la libertà individuale dei cittadini e trasforma tutti in bersagli mobili che rischiano la vita anche solo passeggiando con il proprio cane in campagna. Le associazioni lavorano incessantemente da anni per ottenere restrizioni regionali, con l’obiettivo futuro di fare passi avanti verso l’abolizione a livello nazionale.

*fonte dati: Associazione vittime della caccia





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