IL CANE DIVINO

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Foto del cane del mese di giugno Enza Buono
Articolo Isabella Dalla Vecchia

Un giorno Dio si accorse che all’uomo mancava qualcosa. Circondato ormai da ogni specie di animale, capì che necessitava qualcosa di differente, di un perfetto compagno. Né servo e né maestro. Doveva essere forte, coraggioso, intelligente, fidato, un vero amico. Pronto a dare, se occorre, la propria vita. Ci pensò, ma neanche tanto. Perché fu semplice dare vita a un cuore puro e cristallino.
E nacque il cane.

Cani e paranormale

Il cane, il migliore amico dell’uomo, sembra ufficialmente integrato nelle nostre famiglie da pochi anni, perché come “animale da compagnia” ha ottenuto diritti e posizioni nella società solo negli ultimi tempi. Così non è: l’uomo vive accanto a lui da sempre, a volte beneficiando delle sue doti innate, altre temendolo come compagno degli dèi. Come mostrato dai dipinti rupestri, il primo “cane addomesticato europeo” assomigliava a un dingo. Accadeva cinquemila anni fa, quando questo particolare cane delle praterie si avvicinava pacificamente ai villaggi. Le donne lasciavano i resti dei loro pasti e i dingo riconoscenti, donavano la loro amicizia a tutta la comunità. Amicizia è la parola giusta, il cane è la pacifica evoluzione del lupo, della stessa specie (canis familiaris – canis lupus) e di uguale intelligenza e fedeltà. Amicizia è il tema principe delle leggende di San Francesco, Sant’Ugo e Sant’Amico che avrebbero ammansito terribili lupi che spaventavano i villaggi con la loro ferocia. Santi che riuscirono a renderli docili come cagnolini, dimostrando che il confine tra l’uomo e il lupo è proprio il cane. Un sentimento che dura tutta la vita… e oltre.
Non è un caso che nei culti antichi il cane affianca molte divinità come guida nell’oscurità della morte. L’egizio dio Anubi, metà uomo e metà sciacallo/cane, prende per mano il Faraone conducendolo fino al cospetto di Osiride, perché l’aldilà era spaventoso e talmente buio da rendere ciechi. L’azteco Xoltl guida invece il Sole dal punto in cui tramonta all’esatto luogo in cui risorge all’alba del giorno dopo, sembra assurdo, ma senza la guida di un cane anche il Sole è in grado di perdersi.

Simbologie del cane

Troviamo spesso cani, gatti e altri animali dipinti nei quadri antichi. Un nobile amava comparire con il proprio fedele amico, a volte per una semplice questione simbolica. Nel famosissimo quadro “I coniugi” di  Van Eyck, il cagnolino lega ad un eterno vincolo di fedeltà i due sposi. Sigismondo Pandolfo Malatesta, nel quadro di Piero della Francesca, ha alle spalle un levriero bianco e uno nero che guardano uno all’opposto dell’altro, come due sfingi che lo proteggono da ogni nemico. Il cane accanto a una donna significava fedeltà al contrario del gatto che indicava tradimento. Non a caso il cane e il gatto si affrontano spesso sotto al tavolo delle Ultime cene, per indicare il conflitto di Gesù e Giuda.

Fedeltà, sempre. Per i nativi americani, lo spirito del lupo stava davanti all’uomo per indicare la strada, mentre quello del cane gli era a fianco e come amico lo proteggeva. C’è un levriero nello stemma della città di Fùrnari accompagnato dalla scritta “finchè venga”, inevitabile chiedersi il perché. Quando il Gran Conte Ruggero dovette allontanarsi per qualche tempo, non lasciò il suo amato levriero alla servitù, ma al suo fidato amico Antonio Fùrnari da Tripi. Gli chiese di prendersene cura perchè sarebbe tornato presto. Antonio accettò la richiesta ma Ruggero tardava e i cittadini, che conoscevano la storia, iniziarono a canzonarlo con il tormentone “Finchè venga!” in ogni momento della giornata. Antonio anziché arrabbiarsi e abbandonare il cane, continuò a curarlo finchè l’amico tornò davvero, contento della promessa mantenuta. Il ricordo della profonda amicizia tra i due uomini e il loro cane rimase eterno nello stemma cittadino, anche se nell’immagine è comunque rimasto solo il levriero.

Cani e dèi

Ciò che è santo non può andare all’inferno, nelle mitologie molti cani sono divini, compagni in India del dio Indra e nelle culture nordiche della dea Epona. In Italia venivano venerati i “cani intelligenti Cirnechi dell’Etna”custodi del Tempio del Dio Adrano, sito nella città omonima in Sicilia. Gli facevano visita molti pellegrini, dei quali i Cirnechi sapevano riconoscere chi aveva intenzioni buone dai ladri. I primi venivano accolti con grandi feste, gli altri semplicemente sbranati. Meglio di una sfinge, non si sbagliavano mai, sapevano leggere fin dentro il cuore. Dopotutto la guardia è prerogativa dei cani: nessuno era in grado di ingannare Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi. Terribile mastino, impediva l’entrata ai vivi e la fuga alle anime morte abitanti dell’Ade. Ercole riuscì a sconfiggerlo ma non lo uccise, comprese che era insostituibile e lo lasciò al suo dovere. Dopotutto chi più del cane è in grado di proteggere il nucleo famigliare? Lo sapevano anche a Roma e a Pompei, non è raro trovare un mosaico del nostro fedele amico sulla porta d’ingresso delle ville romane con la scritta “Cave canem”. Cosa significava? “Attenti al cane” naturalmente. Il cartello che posizioniamo fuori dai nostri cancelli è più antico di quanto possiamo immaginare.