La Corte Internazionale di Giustizia (International Court of Justice), il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite ha da poco emesso una sentenza storica. Più precisamente, si tratta di una opinione consultiva intitolata “Obligations of States in respect of climate change” che definisce il cambiamento climatico una “minaccia urgente ed esistenziale” alla sopravvivenza del Pianeta.
Questa sentenza non ha potere decisionale o vincolante, ma è destinata a dettare le linee guida delle politiche ambientali internazionali. La Corte, di fatto, ha stabilito che il surriscaldamento globale rappresenta un pericolo enorme, capace di compromettere la vita, l’ecosistema e, di conseguenza, il benessere umano. Secondo i giudici, vivere in un ambiente pulito, sostenibile e sano è un diritto fondamentale dell’uomo, per cui, gli Stati devono adoperarsi a livello giuridico, scientifico, etico e politico per far sì che ciò sia reso possibile.
In pratica, le istituzioni devono adottare tutte le misure necessarie per ridurre le emissioni di gas serra e fermare l’espansione dei combustibili fossili, ma non solo. La Corte ha affermato che la mancata osservazione di queste norme è un “atto illecito a livello internazionale” e chi se ne rende responsabile deve “pagare i danni” ai Paesi che ne hanno subito maggiormente gli effetti. Queste azioni richiedono chiaramente un nesso causale chiaro tra l’azione/omissione di uno Stato e il danno arrecato.
Come si può leggere nella sentenza, inoltre, l’incremento del riscaldamento globale è estremamente pericoloso e persino un innalzamento di 1,5 °C non è considerato sicuro per la maggior parte delle nazioni, limite massimo imposto dall’Accordo di Parigi. Il rispetto dei trattati sul clima, infatti, non è più sufficiente, servono azioni più incisive e urgenti.
Questo pronunciamento della Corte avviene a ridosso di una giornata simbolica, l’Earth Overshoot Day, che quest’anno cade il 24 luglio. Questo giorno rappresenta il momento in cui la domanda di risorse naturali da parte dell’umanità supera la capacità di rigenerazione della Terra. Ciò significa che, per il 2025, da oggi fino al 31 dicembre, stiamo utilizzando più risorse di quante il nostro Pianeta sia in grado di offrirci.
Col trascorrere dei decenni possiamo constatare che la data dell’Earth Overshoot Day si sposta sempre più indietro: se negli anni ’70 cadeva a dicembre, oggi arriva, appunto, verso la fine del mese di luglio. Tutti i mesi che separano questa giornata dal termine dell’anno sono di fatto debito cumulato, risorse che abbiamo preso in prestito ma che molto difficilmente riusciremo a restituire.
Esaurire le risorse che la Terra è in grado di rigenerare significa aggravare il cambiamento climatico già in atto, la desertificazione e la degradazione degli ecosistemi. Il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia deve, quindi, fungere da monito per ognuno di noi e, soprattutto, per le istituzioni, che devono inserire le politiche ambientali nell’elenco delle priorità.




