A cura di Elisabetta Bettiolo, volontaria di Liberi di Volare e Monumenti Vivi Italia
La Rondine (Hirundo rustica). La primavera è tornata, a ricordarcelo sono le fioriture e il volo festoso di rondini e balestrucci. Uccelli migratori che percorrono migliaia di chilometri, dall’Africa all’Europa, attraversando savane, deserti, mari e monti, combattendo con il freddo, il vento e la pioggia, la mancanza di cibo. Lo fanno per rinnovare una promessa: quella di ritornare fedelmente allo stesso nido, allo stesso luogo dove sono nati e poter dare vita ad una nuova generazione. Lottano per la sopravvivenza e per mantenere in vita i propri figli.
In questo noi animali umani non siamo, alla fine, molto diversi.
Ho citato anche il balestruccio perché molto spesso viene fatta confusione tra le due specie, le quali, tuttavia, hanno dei caratteri in comune.
La Rondine (Hirundo rustica) e il Balestruccio (Delichon urbicum) appartengono entrambe all’ordine dei passeriformi, in particolare alla famiglia degli Irundinidi. Sono uccelli che si nutrono di insetti catturati in volo, cibo che viene anche chiamato AEROPLANCTON.
A seconda del periodo e della latitudine del pianeta Terra, questo può essere costituito da zanzare, mosche, cimici (eterotteri), ragni, sirfidi, afidi verdi, formiche volanti. Alcuni insetti, come certe zanzare, possono essere vettori di zoonosi. Noi umani dovremmo, quindi, nutrire una certa gratitudine verso queste specie ornitiche, perché sono dei veri e propri “insetticidi naturali”.
Esse svolgono, infatti, un ruolo fondamentale nell’ecosistema, aiutando a controllare le popolazioni di insetti che possono creare problemi agli umani.
Entrambe, rondine e balestruccio, condividono l’interesse per gli edifici costruiti dall’uomo. La rondine predilige ambienti rurali (il nome scientifico Hirundo rustica lo testimonia), mentre il balestruccio (Delichon urbicum) quelli urbani.
Entrambi costruiscono i nidi con fango e materiale vegetale, il tutto miscelato con la loro saliva.
La costruzione del nido costituisce uno sforzo considerevole per ogni coppia di queste specie, dovendo raccogliere da 800 a 1000 palline di fango per sagomarlo.
La rondine costruisce il suo nido, a forma di coppa aperta, appoggiandolo ad una trave o a qualsiasi altra sporgenza, il più vicino possibile ad una copertura superiore, in modo da avere una protezione dalle intemperie e dai predatori. Sceglie, di preferenza, stalle occupate da bestiame, ciò fornisce calore ed insetti (mosche soprattutto), necessari quando freddo e pioggia limitano la possibilità di cibarsi all’aperto. E’ provato che questi uccelli soffrono molto il maltempo. Anche portici, tettoie e vecchi edifici rappresentano soluzioni valide per costruirci il nido.
Il nido del Balestruccio è costruito con gli stessi materiali utilizzati dalla rondine ma la forma è differente: si tratta di una coppetta completamente chiusa, con una sola piccola apertura verso l’alto. La coppetta è addossata alle pareti degli edifici e ben protetta al di sotto di cornicioni o balconi.
E’ una grazia quando la nostra casa è scelta da questi coinquilini. La gioia che trasmette il loro “conversare”, un delicato e melodioso cinguettìo, il piacere di osservare la cura verso la prole (a debita distanza per non disturbare), i loro voli eleganti che sembrano danze, dovrebbero suscitare la nostra ammirazione, il nostro rispetto e il desiderio di proteggerle. Dovremmo considerarle un dono, che può far ben sopportare, per qualche mese, le loro piccole deiezioni.
A proposito: un facile sistema per raccogliere le deiezioni e al contempo proteggere la zona sottostante al nido, può essere quello di posizionare sotto di esso una tavoletta di compensato. Interessante proposta potrebbe essere quella di posizionare delle fioriere sul pavimento, sotto i nidi, con rose o altri fiori. Questa soluzione offre il vantaggio di usufruire di un super concime, naturale e gratuito, di alta qualità proteica, derivato da cibo a base di insetti.
Provare per credere!
La rondine giunge nel nostro paese verso la metà di marzo dall’Africa (sud del Sahara) per poi ripartire entro l’inizio dell’autunno, a conclusione della stagione riproduttiva. Ai primi di settembre le rondini iniziano a dare i primi segni di irrequietezza; in molte si riuniscono, spesso in corrispondenza di veri e propri roost (in italiano posatoi, dormitori), che possono essere, ad esempio, i fili della luce. Iniziano a fare scorta di cibo per accumulare riserve di grasso e le si vedono volare in continuazione prima di prepararsi al lungo viaggio.
La migrazione autunnale può durare anche più di 3 mesi, ben più a lungo di quella primaverile, in quanto, in quest’ultimo caso, le rondini hanno la necessità di raggiungere il prima possibile i siti di nidificazione ed avere maggiori possibilità di successo. Infatti il loro volo è più diretto, privo di volteggi, teso al minimo spreco di energia. Gli spostamenti sono diurni, mentre la notte riposano, per lo più posate sulla vegetazione palustre, come i canneti.
Una rondine può pesare dai 16 ai 20 grammi e può vivere, mediamente, solo 2-3 anni, anche se sono noti casi in cui alcuni esemplari hanno raggiunto i 12-13 anni. In volo può raggiungere i 70-80 km orari.
Le tappe del lungo viaggio raggiungono i 200-300 km al giorno.
Osservare la livrea del loro piumaggio può essere quasi una forma di meditazione.
La rondine ha il dorso blu scuro iridescente e il ventre biancastro, mentre gola e fronte sono color rosso mattone. Le ali sono nere, lunghe ed appuntite. La coda è lunga e ha un aspetto profondamente biforcuto, più evidente nei maschi. Anche il colore del piumaggio del petto ci aiuta a distinguere il maschio dalla femmina: bianco latte per le femmine, bianco crema per i maschi. Il maschio è il solo che canta, mentre la femmina lancia unicamente versi di contatto e grida di allarme.
Nidifica da aprile ad agosto, deponendo da 1 a 3 covate composte da 1 a 6 uova (in media 5).
Il cambiamento climatico sta influenzando le migrazioni, le nidificazioni, e le popolazioni di insetti. In aggiunta a ciò, le ristrutturazioni degli edifici, che raramente tengono conto dell’eventuale presenza di questi uccelli, l’inquinamento, l’uso di insetticidi, la mancanza di terrenti incolti dove raccogliere il fango per la costruzione dei nidi, l’azione distruttiva diretta, da parte di persone che non sopportano le deiezioni e la condivisione della propria casa con il popolo alato, sono tutti fattori che stanno causando un forte declino di questi straordinari uccelli.
Se non vogliamo che la primavera diventi silenziosa dobbiamo, tutti noi, mettere in atto strategie di aiuto e protezione per garantirne il futuro.