Comunicato stampa
9 ottobre 2025

L’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) esprime profondo disappunto per la decisione del Parlamento europeo di vietare l’uso di termini come “burger vegetale”, “salsiccia vegan” o ancora “bistecca vegetale”, per le etichette dei prodotti plant-based. L’emendamento è stato approvato nella giornata di ieri, con il pretesto di una maggiore chiarezza e trasparenza per i consumatori.

L’associazione sottolinea che questa scelta, in realtà, rischia di confondere anziché tutelare i consumatori e di ostacolare un settore in crescita ormai da diversi anni – a beneficio non solo degli animali ma anche dell’ambiente, la cui tutela rientra negli obiettivi climatici dell’Unione.

“È estremamente difficile, se non impossibile, che l’uso di termini come “bistecca” o “burger” crei confusione nei consumatori: il termine “vegetale” è chiaro e inequivocabile, non lascia spazio a fraintendimenti. Acquistando un “burger” sappiamo cosa aspettarci, mentre la dicitura “vegetale” fuga ogni dubbio rispetto all’assenza di carne e derivati animali. Lo stesso prodotto, con un nome diverso ed estraneo all’uso comune (per assurdo, “Tondo vegetale”) non sarebbe immediatamente comprensibile”.

Massimo Comparotto, Presidente OIPA Italia

L’OIPA ricorda anche che, nell’ottobre 2024, la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva chiarito che, in assenza di una definizione legale comune, gli Stati membri non possono vietare termini generici riferiti a prodotti vegetali, purché l’etichettatura non sia ingannevole. La decisione del Parlamento va dunque in direzione contraria rispetto a quel pronunciamento.

E se fosse solo paura del cambiamento? Forse è questo uno dei motivi di determinate scelte di natura politica.
Il “trend veg”, ormai da diverso tempo, ha preso posto nelle scelte alimentari dei cittadini europei, soprattutto tra più giovani, registrando una crescita addirittura mondiale in espansione – con ovvie conseguenze sulle attività economiche.

È anche vero che determinati settori, purtroppo, allo stato attuale risultano “intoccabili”:  basta considerare la distanza presa, in primis dall’Italia, nei confronti della carne coltivata.

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