Liberi di essere orsi: aiutaci a difenderli

IL CASTELLER: LA TOMBA DEGLI ORSI

Imbottiti di psicofarmaci, rinchiusi in gabbie di cemento di appena 12 metri quadri, condannati all’ergastolo senza nessuna colpa se non quella di essere orsi. Prigionieri nel Casteller, M49, M57 e DJ3 stanno scontando una pena atroce, privati della libertà e rinchiusi in una struttura a cui nessuno può avere accesso.

Solo i Carabinieri del Cites sono riusciti ad entrare lo scorso settembre con una delegazione di esperti inviata dal Ministero dell’Ambiente, un’ispezione che insieme al video diffuso da alcuni attivisti trentini, ha portato allo scoperto le terribili condizioni di cattività che gli animali sono costretti a subire.

Tutti gli orsi sono sotto sedativi e versano in una situazione di grave stress psico-fisico. M49, noto anche come Papillon, evaso tre volte per riconquistare la sua libertà e catturato con l’inganno, ha smesso di alimentarsi, M57 si muove in modo ossessivo e stereotipato e DJ3 è probabilmente la più grave, perché è imprigionata in queste terribili condizioni da 10 anni ormai, colpevole solo di aver attaccato del bestiame.

Una condizione di grave maltrattamento denunciata dall’OIPA che ha presentato anche istanza di sequestro preventivo della struttura alla Procura della Repubblica di Trento per inidoneità ad ospitare gli orsi detenuti. Un lager in cui la Provincia Autonoma di Trento vorrebbe rinchiudere anche altri orsi come JJ4, madre di tre cuccioli, perseguitata fino a poco tempo fa e ancora libera di fare la mamma solo grazie alle battaglie legali dell’OIPA e dell’ENPA, che per scongiurare la sua cattura hanno fatto ricorso al TAR e al Consiglio di Stato.

LA LEGGE DEL PIÙ FORTE: CATTURE E UCCISIONI

La legge del più forte: questa è l’unica politica messa in atto fino ad oggi dalla Provincia Autonoma di Trento e dal suo attuale presidente, Maurizio Fugatti, che crede di poter gestire un rapporto complesso e delicato come quello tra l’uomo e animali selvatici solo a colpi di ordinanze di catture e di abbattimento.

Siamo all’ennesima dichiarazione di guerra alla fauna selvatica da parte di un’Amministrazione che non interviene per una convivenza pacifica tra uomo e animale, come previsto dal Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace), e che non considera che l’opinione pubblica vuole gli orsi protetti e non abbattuti o in gabbia. Una condotta che sta causando anche danni al settore turistico del Trentino e alla stessa reputazione dell’Amministrazione della Provincia di Trento.

Una gestione folle, fallimentare e inadeguata che prosegue da anni oramai, con migliaia e migliaia di soldi pubblici spesi non per fare prevenzione e sensibilizzazione, come invece è stato fatto nel Parco Nazionale d’Abruzzo a tutela dell’orso Marsicano, ma solo per catturare e uccidere degli animali incriminati ingiustamente e fortificare la prigione del Casteller, una struttura molto costosa da gestire e mantenere e che pesa sulle casse dello Stato.

Corridoi faunistici per consentire agli orsi di spostarsi dai territori eccessivamente antropizzati e formazione della popolazione che andrebbe informata ed educata sui corretti comportamenti da adottare nel caso s’incontri un orso durante un’escursione. Nulla di questo è stato fatto, a dimostrazione che il Trentino è ancora lontano anni luce da una moderna cultura di convivenza uomo-animale.

Del resto l’ha ammesso lo stesso Assessore all’Agricoltura e foreste della Provincia autonoma di Trento, Giulia Zanotelli, quando di recente ha dichiarato il fallimento della sua Amministrazione nella gestione degli orsi e ha annunciato che l’abbattimento sarà un’opzione inevitabile. Una dichiarazione che si commenta da sé: è l’autodenuncia della mala gestione della Provincia di Trento che, probabilmente per meri motivi elettorali, ha deciso di gestire il Progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea, a colpi di mandati di cattura degli orsi e persino di abbattimento, come nel caso di JJ4.

IL PROCESSO ALL’ORSO “KILLER”

Un clima da “caccia alla streghe” degno dei tempi medievali quello creato dalla PAT che è iniziato diversi anni fa con la cattura di Jurka e si è inasprito nel corso del tempo con successive catture e uccisioni.

Il 30 luglio 2015 il Ministro dell’Ambiente, su richiesta del Trentino, approva e rende esecutiva la modifica al Capitolo 3 del Pacobace (Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Orientali). Una modifica che sancisce una condanna a morte per gli orsi del Trentino, perché da questo momento in poi qualsiasi orso giudicato “cattivo”, potrà essere catturato per essere spostato, per essere sbattuto in qualche gabbia o, più semplicemente, per essere ucciso.

A decidere se un orso sia o meno destinato a cattura, detenzione o eliminazione, è sempre la Provincia Autonoma di Trento, la stessa che nel 2014 con il patetico trucco dell’incidente anestesiologico uccise Daniza, un’orsa rea di aver fatto quello che ogni mamma orsa avrebbe fatto vedendo minacciata la sua prole, colpevole solo per aver cacciato via un intruso che si era avvicinato troppo ai suoi cuccioli.
Per approfondire https://www.oipa.org/italia/focus-orsi/

Da allora la persecuzione contro gli orsi in Trentino non si è più fermata, l’arroganza della Provincia Autonoma di Trento nel decretare chi possa ancora rimanere libero e chi no ha raggiunto dei livelli spropositati e vergognosi, mostrando l’incapacità nella gestione del progetto “Life Ursus” nato nel 1996 proprio con l’intento di rinfoltire la popolazione dei plantigradi, oggi circa un centinaio nel territorio e quasi estinti nei primi anni novanta.

Manifestazioni, sit-in, proteste, denunce, ricorsi e battaglie legali tuttora in corso: la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, nessuno può arrogarsi il diritto di privare gli animali selvatici del bene più prezioso che hanno, la libertà.

A tutela delle biodiversità e nel rispetto della vita degli esseri senzienti, l’OIPA continuerà a difendere gli orsi del Trentino nelle opportune sedi legali e a lottare per la liberazione degli orsi prigionieri e per scongiurare la cattura di altri.

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#liberidiessereorsi #giùlemanidagliorsi

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Le offerte verranno utilizzate per sostenere l’OIPA nelle spese legali a difesa degli orsi del Trentino.

Dati versamento: c/c postale: n° 43035203 / Codice IBAN: IT28P0760101600000043035203 / BIC-SWIFT: BPPIITRRXXX / Intestato a OIPA Italia con causale “Campagna Orsi Liberi” oppure clicca sul pulsante:

LE ATTIVITÀ DELL'OIPA IN FAVORE DEGLI ORSI

Di seguito news, attività, action, comunicati stampa dell'OIPA per difendere gli orsi
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