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Non è stato facile trovare Giosué, perché per soccorrerlo i volontari dell’OIPA si sono dovuti addentrare nelle campagne dell’entroterra palermitano, in un posto sperduto e completamente desolato, uno di quei luoghi dove nessuno si addentrerebbe mai, perché è proprio lì che, lontano da occhi indiscreti, si consumano i peggiori soprusi nei confronti di chi non ha voce.

Giosuè, o per meglio dire un mucchietto nero di pelle e ossa, era rannicchiato lì, nell’erba alta, abbandonato a se stesso nei pressi di un casolare dove i cani come lui vengono rinchiusi e istigati a combattere come delle macchine sforna-soldi. Prima sfruttati come soldati quando sono ancora “in carne” e pieni di energie, poi ridotti a mere esche non appena sono più deboli, dilaniati da altri cani piegati anch’essi dalla brutale violenza dei loro aguzzini.

E proprio come chi l’ha costretto a combattere per chissà quanti anni, Giosuè è aggressivo solo nei confronti dei suoi simili, perché è stato addestrato a riconoscerli come nemici, mentre nei confronti dell’uomo è un cane dolcissimo. Del resto, Giosuè non poteva scegliere diversamente, perché se soltanto si fosse ribellato con chi l’ha sfruttato fino allo stremo, mortificandolo nel corpo e nell’anima, non sarebbe sopravvissuto.

E’ stato difficile farlo alzare sulle sue zampe, Giosuè faticava a stare in piedi e non appena i volontari dell’OIPA gli hanno offerto del cibo, si è avventato sulla ciotola divorando voracemente tutta la pappa. Gravemente denutrito tanto da risultare proteinurico (quantità eccessiva di proteine nelle urine) nei primi giorni successivi al recupero Giosué non riusciva ad assimilare nulla di quello che mangiava tanto da manifestare continue scariche di diarrea. Fortemente anemico, dalle analisi è emersa anche la positività alla leishmaniosi, in aggiunta alle ulcere, alle ferite da morso e alle cicatrici che presentava su tutto il corpo.

Inutile dire che gli angeli blu dell’OIPA di Palermo hanno bisogno di tutto il nostro supporto: ogni giorno assistono a scene infernali e quella in cui sono impegnati quotidianamente altro non è che una battaglia per la civiltà, affinché il rispetto della vita anche di un solo animale sia riconosciuto.
Non possiamo che augurarci solo pensieri positivi per Giosué, che forse per ben 5 anni, da quando era solo un cucciolo, è vissuto solo all’inferno.

Tutti insieme possiamo aiutarlo a rinascere: soltanto la nostra solidarietà potrà aiutarlo a riscattarsi dalla miserabile indifferenza che l’ha ridotto in uno stato pietoso, garantendogli così anche una futura e felice adozione.

Per informazioni sulla sua adozione e gli aiuti da offrire: Arianna Faddetta, Vice delegata OIPA Palermo; Tel. 388 9711565; vice-palermo@oipa.org (in caso di mancata risposta lasciare un sms e sarete richiamati)

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