È di questi giorni la notizia che riguarda il sequestro del circo Madagascar a Torino, dove sono state scoperte gravi irregolarità legate allo sfruttamento dei lavoratori. La vicenda è rimbalzata sul web suscitando – giustamente – indignazione, ma c’è un aspetto che è rimasto nell’ombra: lo sfruttamento degli animali. Nessuno ha fatto cenno a questo aspetto, nonostante si tratti di un problema altrettanto grave.
Se discutere le condizioni di lavoro nel settore circense è necessario e legittimo, non possiamo dimenticare che gli animali impiegati nei circhi vivono una realtà di privazione, abuso e umiliazioni.
Un elefante che si inchina ed esegue un passo di danza, un domatore che infila la testa tra le fauci di una tigre, cavalli adorni di piume vezzose e scimmiette vestite da clown, orsi con tutù in bicicletta, cammelli con mantelline di paillettes: immagini che ci risultano familiari, ma che rappresentano l’emblema di uno sfruttamento insensato, in nome dell’intrattenimento umano.
L’impegno dell’OIPA contro lo sfruttamento animale nei circhi
È da oltre due secoli che animali selvatici ed esotici vengono usati nell’industria dello spettacolo circense. Tradizione, forma d’arte, spazio dato alla natura, massima sintesi del rapporto uomo/animale: così ne parlano i circensi, mentre la questione rimane particolarmente controversa. Se nel mondo il circo con gli animali sta vivendo una forte crisi legata a una presa di coscienza collettiva, l’Italia è il fanalino di coda e resta uno dei pochissimi Paesi in Europa a non avere una legislazione che limiti o vieti l’utilizzo degli animali nei circhi. Anzi, la loro presenza è prevista da una normativa risalente al 1968, la Legge n.337, che permette l’uso di tutti gli animali nei circhi. Ma tutto questo deve cambiare.
“Al circo non va più nessuno, solo gli animali” è lo slogan della campagna che l’OIPA ha lanciato tempo fa, per chiedere al Governo il divieto di utilizzo degli animali nei circhi. Sì, perché crediamo fortemente nella necessità di fermare questo sfruttamento, che porta gli animali coinvolti a essere completamente snaturalizzati, privati nel modo più violento delle loro esigenze biologiche ed etologiche. E c’è di più, perché i domatori piegano la volontà degli animali attraverso violenze e privazioni: o l’animale obbedisce o muore.
Per saperne di più: La realtà crudele del circo con gli animali
Sì al circo, ma senza animali
Non è ammissibile che ancora oggi la schiavitù degli animali faccia spettacolo. L’OIPA invita chiunque a prendere consapevolezza sulla questione, specialmente se e quando il circo diventa uno spettacolo di intrattenimento per i più piccoli: il rischio è di diffondere un messaggio altamente diseducativo. Non alimentiamo l’idea che gli animali possano essere trattati come oggetti per il nostro piacere, in un contesto di dominio e sfruttamento.
Ci si sono tanti altri modi per ammirare gli animali nel loro ambiente naturale, e il circo può diventare una forma di intrattenimento meravigliosa puntando solo sull’abilità degli artisti che ne fanno parte. Le realtà virtuose, che dimostrano come il circo possa affascinare e incantare senza il coinvolgimento degli animali, non mancano: basti pensare al Cirque du Soleil, un esempio internazionale di successo, dove i protagonisti sono gli artisti umani e il loro talento. In Germania, il Circo Roncalli è stato uno dei primi a sostituire gli animali con ologrammi, creando un’esperienza unica e all’avanguardia. In Italia, il MagdaClan propone spettacoli itineranti e coinvolgenti senza animali, mescolando poesia, acrobazie e umorismo.
Ricordiamo che ogni biglietto acquistato per un circo con gli animali contribuisce a portare avanti una tradizione basata sullo sfruttamento. Scegliere di non sostenere queste realtà è un atto dovuto, di responsabilità e rispetto, nei confronti delle migliaia di creature coinvolte.