La vivisezione

Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni

Albert Einstein

La maggior parte delle persone ritiene di conoscere, seppure vagamente, il significato del termine vivisezione.

La vivisezione è sinonimo di sperimentazione animale così come lo impiegavano Claude Bernard (fisiologo 1813 – 1878) e i suoi contemporanei apostoli di tali metodi. In tal senso viene impiegato ancora oggi. Dice l’Enciclopedia Americana, alla voce vivisezione: “il termine si applica ad ogni tipo di sperimentazione sugli animali, sia che questi vengano sezionati o no.”
E il grande Merrian-Webster, dizionario che fa testo nelle maggiori Università statunitensi: “ogni forma di sperimentazione animale, specie se provoca sofferenza al soggetto”. Dunque il termine vivisezione si applica a tutta la sperimentazione atta a causare sofferenze sia fisiche che psichiche.

E’ una realtà dura, bruciante, che agghiaccia la mente con immagini di cani, scimmie, cavie, topi, ratti, gatti, maiali, conigli, ma anche cavalli, asini, capre, uccelli, rane, pesci ed ogni specie vivente di animali, i quali vengono mutilati, avvelenati, accecati, affamati, bruciati, ghiacciati, schiacciati, decerebrati, ustionati, infettati con malattie, assoggettati a stress, shock o privazioni.

Un aspetto inquietante della vivisezione è che gli pseudo-ricercatori, grazie all’inaffidabilità del modello animale, promuovono o condannano un determinato ritrovato in relazione alle attuali esigenze di mercato, non esitando a ribaltare o smentire i dati che in passato si erano acquisiti, secondo un establishment ben consolidato e redditizio: l’industria della salute.

La grande truffa della vivisezione si basa su un assioma semplicissimo: ogni specie è differente, per metabolismo e altri parametri fisiologici, di conseguenza nessun risultato conseguito sugli altri animali sarà mai estrapolabile all’uomo. Nessuna specie animale, compreso l’uomo, può costituire modello sperimentale per nessun’altra specie.
Gli animali sono così diversi dall’uomo che quello che si verifica nell’animale può essere simile a quello che avviene nell’uomo, leggermente diverso, completamente diverso o totalmente opposto.
Per cui, quando si è fatto un esperimento sugli animali, è necessario e indispensabile ripeterla nell’uomo. La vivisezione è un metodo a posteriori, ma a noi interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio organismo. Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter sperimentare nell’uomo senza aver alcuno ostacolo di natura burocratica e giuridica.