In Algeria, cani e gatti randagi sono vittime dalla metà del 19esimo secolo di una crudele pratica conosciuta come “Galoufa”. Questa pratica consiste nel catturare gli animali dalle strade per poi ucciderli brutalmente proprio dall’istituzione municipale detta Hurbal o più comunemente Galoufa.

Gli animali, una volta catturati, vengono trasferiti nella sede dell’istituto, rinchiusi e ammassati in piccole gabbie, lasciati senza cibo né acqua per giorni prima di essere completamente cosparsi d’acqua e fulminati vivi. Per alcuni di loro la morte non è immediata, ma una lenta agonia.
Il termine “Galoufa” è il nome distorto che deriva dal primo cacciatori di cani della città di Algeri, chiamato“Garufa“, di origine spagnola è stato ingaggiato durante la seconda metà del 1800 per catturare e sterminare gli animali randagi considerati veicolo di trasmissione di pericolose malattie, quali la rabbia, e quindi una minaccia per la salute pubblica e l’ambiente.

Ad oggi, 21esimo secolo, seppur esistono alternative etiche al controllo del randagismo come sterilizzazioni e vaccinazioni a tappeto, questa orribile e cruenta pratica di tortura e uccisione degli animali non si è mai fermata.
L’attività di cattura di cani e gatti randagi ordinata dal governo, è praticata in numerose province del paese quasi quotidianamente, con un maggior incremento nel periodo estivo e riproduttivo.

Oltre all’uccisione con scariche elettriche, le autorità inviano agenti municipali fuori Algeri o altre città e autorizzano cittadini volontari nei villaggi all’abbattimento senza pietà dei randagi a colpi di arma da fuoco o per avvelenamento. Molti di loro sono lasciati morire di una morte lenta e dolorosa, tra atroci sofferenze che possono durare minuti, ore o addirittura giorni.
I corpi degli animali morti, ma delle volte anche quelli degli animali ancora vivi, vengono poi ammassati su camion da persone incaricate che non mostrano il minimo segno di umanità e risentimento, per essere poi buttati in fosse comuni e bruciati.
A nessuno è permesso visitare la sede della “Galoufa” a meno che tu non sia un proprietario e vuoi reclamare il tuo animale domestico catturato per errore insieme agli altri randagi.

Prove delle crudeltà di questa pratica sono ormai note a livello internazionale anche grazie alla diffusione di video terribili. Gli animali vengono trattati senza alcun rispetto e condannati a morire nella maniera più cruenta, barbara e crudele.

I cittadini algerini si dividono principalmente in tre gruppi in merito all’utilizzo di questa pratica: chi ancora si schiera a favore, chi si schiera contro e chi, invece, non ne conosce neppure l’esistenza.
Animalisti, attivisti e associazioni locali hanno deciso di non voler rimanere più in silenzio. Hanno lanciato l’hashtag #stop_galoufa_en_Algérie per sensibilizzare a livello locale e internazionale e partecipato a proteste tenutesi di fronte alla sede della Galoufa, ma al momento senza risultati.

Le autorità non solo si rifiutano di rispondere, ma si rifiutano anche di cooperare e ascoltare le proposte alternative a questo metodo di atroce uccisione di massa.

L’OIPA International ha deciso di schierarsi anche questa volta a favore dei randagi dell’Algeria e farsi portavoce di tutti coloro che vogliono dire basta, non solo facendo conoscere queste terribile realtà, che seppur cruenta, va condivisa, ma indirizzando una lettera al Presidente Algerino Abdelmadjid Tebboune.

Aiutaci a fermare questo orrore, condividi l’hashtag #stop_galoufa_en_Algérie.

 


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