Dopo il corteo di Milano, i volontari dell’OIPA sono scesi in piazza anche a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale indetta il 18 novembre dalla rete dei santuari. Circa 7.000 le persone provenienti da tutta Italia che hanno sfilato nel corteo con manifesti, cartelli e striscioni in memoria della strage compiuta a Sairano nel rifugio del Progetto Cuori Liberi.

Dopo i fatti accaduti, le istituzioni non hanno mai accettato un confronto con gli attivisti e non hanno mai voluto ascoltare le loro richieste. Nello specifico, l’obiettivo della protesta portata in corteo e nel presidio del 20 novembre presso il Ministero della Salute, era chiedere l’applicazione di protocolli specifici per i rifugi di animali liberi in caso di peste suina, protocolli diversi da quelli messi in atto negli allevamenti proprio in virtù del fatto che i santuari dovrebbero essere considerati intoccabili, in quanto luoghi nati ad hoc per proteggere animali sfruttati all’inverosimile negli allevamenti intensivi.

Ma anziché sedersi a un tavolo di confronto e ascoltare le richieste delle associazioni, le istituzioni coinvolte, in primis Regione e ATS Lombardia, hanno messo in atto una mattanza violenta e spietata, arrivando a presidiare il rifugio Cuori Liberi con una massiccia presenza di forze dell’ordine.

Un’azione di forza lesiva anche dei diritti più elementari. Si poteva procedere in modo scientifico, oltre che etico, così come aveva proposto l’OIPA insieme ad altre associazioni, studiando l’evoluzione del virus, ma quello che si è voluto far prevelare è stata solo la violenza.

In ricordo di Crosta, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino, perché non ci sia mai più un 20 settembre, la mobilitazione della rete dei santuari e delle associazioni che li supportano proseguirà fino a quando non si otterranno dei riconoscimenti differenti per gli animali dei rifugi.