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“Quando hanno visto entrare degli esseri umani nel tugurio in cui erano tenuti legati, non hanno provato sollievo, non hanno scodinzolato, ma hanno avuto terrore, tremavano, si sono acquattati per diventare un tutt’uno con la spazzatura che li circondava, per essere ancora più invisibili di com’erano stati fino ad ora”: uno scenario agghiacciante si è presentato ai volontari dell’OIPA di Siracusa intervenuti in soccorso di due cani vissuti per anni in condizioni di estremo degrado all’interno di un casolare abbandonato, in aperta campagna.

Soli, scheletrici, terrorizzati, con vecchie fratture mai curate e con delle ciotole vuote e ammuffite davanti a loro: i due cani, un maschio e una femmina, vivevano nella più completa solitudine, rinchiusi in un vecchio casolare senza porte, senza finestre, stracolmo di immondizia, privi di cibo e acqua, legati, senza alcuna possibilità di fuggire dal carcere a vita cui erano stati condannati senza colpe.

“Lui e Lei, per ora vogliamo chiamarli così, finché non verrà fuori la loro natura, la loro indole, finché non andrà via il terrore dai loro occhi, vogliamo rispettare la loro voglia di essere invisibili”. Sei/otto anni la loro età presunta, non sappiamo se vissuta tutta in quelle condizioni, ma è certo che uno stato psicologico e fisico del genere, di grave deperimento, non l’hanno potuto raggiungere in pochi mesi.

Vecchie fratture, ferite, ulcere, infestazioni da parassiti, febbre e uno stato psicologico patologico: durante il controllo veterinario è emerso un quadro clinico gravissimo per entrambi. Lui, scheletrico, presentava una vecchia frattura ad una zampa saldata male e una brutta ulcera; Lei, molto magra, con febbre alta, infestata dai parassiti ovunque, aveva una ferita da collare e quella che sembrava un’ulcera all’occhio si è poi rivelata una vecchia ferita da lama o da vetro.

 “Li abbiamo portati via, abbiamo fatto conoscere loro il calore umano, una cuccia accogliente e morbide coperte, una ciotola piena di pappa e una scodella con acqua pulita, ma non capiscono, non conoscono tutto ciò, le mani sono degli strumenti di tortura per loro, non servono a fare carezze, il loro stomaco non è abituato al cibo e mangiano pochissimo. Portarli a fare un check up completo presso lo studio veterinario forse li ha fatti sentire abusati, ma non potevamo non farlo, le loro condizioni sono critiche”.

Dalle analisi del sangue è emerso che sono entrambi affetti da anaplasma ed erlichia, malattie trasmesse dalle zecche e hanno una forte anemia rigenerativa. Il loro cammino verso la guarigione sarà lungo, hanno già iniziato con terapia antibiotica, fitostimolina per le ferite e una cura ricostituente multivitaminica, più la terapia mirata per le patologie riscontrate (bassado, stimulfos e siderpet). E non appena si saranno ripresi si dovrà valutare un intervento alla zampa e la sterilizzazione per entrambi.

Adesso Lui e Lei hanno solo bisogno di iniziare a vivere e soprattutto di aver voglia di vivere. Mangiano ancora poco e sono molto spaventati, tanto che nonostante abbiano due cucce a disposizione, cercano rifugio sotto una scala. Mortificati nel corpo e nell’anima, hanno bisogno di capire che gli esseri umani non sono tutti come quelli che hanno incontrato sul loro cammino.

Non li abbandoniamo, aiutiamoli a riconquistare almeno parte della dignità che gli è stata tolta. Tutti insieme siamo una grande forza e possiamo aiutarli con una catena solidale: i fondi raccolti serviranno a sostenere le cure necessarie per riportare alla vita Lui e Lei, due anime sprofondate nel buio.

Info per offerte e aiuti: Amelia Loreto, Delegato OIPA Italia sezione Siracusa e provincia; Tel. 349 0609547; siracusa@oipa.org

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