LEONE, SIMBOLO DEL SOLE E DELLA RINASCITA

[cs_spacer cs_spacer_height=”10″]

Foto del leone del mese di luglio Danilo Breda
Articolo Isabella Dalla Vecchia

E’ il simbolo per eccellenza del sole e proprio per questo il leone era il riflesso del sovrano e del potere. Sia Gesù che lo stesso Buddha sono stati identificati con questo nobile felino facendo emergere in tal modo, oltre la sovranità, anche il lato della luce, in quanto la stessa criniera era immagine dei raggi del sole e di una testa illuminata dalla conoscenza universale. Eppure, chi conosce il leone nel suo ambiente naturale saprà bene che questo felino grande e grosso è re, laddove viene «servito». Dorme la maggior parte del tempo, arrivando a riposare diciotto ore al giorno, nella sua naturale pigrizia manda a cacciare le femmine, pretendendo però il boccone migliore e, laddove non ci sono le mogli a lavorare, attende che siano le iene a uccidere le prede, per poi allontanarle e abbuffarsi per primo.

La Signora della Distruzione

Eppure il leone, bypassando questo stato di felino a cui piace oziare, nel mondo delle divinità è sempre stato associato a forza ed energia. Era guardiano dell’oltretomba nel mito egizio, anche se era ben più facile trovarlo in veste di sfinge come guardiano e in veste di Sekhmet come Signora della Distruzione, Dea leonessa ghiotta di sangue e di sterminio. Di lei racconta la tradizione nell’episodio in cui Ra un giorno, trovandosi estremamente arrabbiato con l’umanità ribelle ai suoi comandi, convocò una riunione con le altre divinità cosmiche Shu, Tefnur, Geb, Nut e Nun che gli suggerirono di dirigere il suo occhio contro gli uomini. Ra accettando il consiglio, fece cadere il suo occhio sulla Terra che si trasformò in Sekhmet, la donna leonessa della distruzione e della guerra che divorò gli uomini. Ra, giusto per non sterminare tutta l’umanità, decise ad un certo punto di fermare la Dea con uno stratagemma: mescolò della birra con un colorante rosso così da sembrare sangue e la versò nei campi. La Dea, ghiotta di linfa vitale, bevve la sostanza e ubriacandosi si addormentò, fino al risveglio quando si dimenticò di ogni cosa. Come non detto: il sonno e il riposo non possono mai mancare nella vita del leone.

«Donna e leone», una delle associazioni più antiche

Insomma, anche se il leone è associato alla potenza maschile, quella del «leone e donna» pare essere una delle associazioni più antiche, perché esiste fin dal Paleolitico. La grotta di Les Trois Frères in Dorgogna (Francia) è tra le più famose pitture rupestri, costituendo una vera e propria biblioteca del passato. Qui esiste la «Cappella della Leonessa» in cui su un trono regna una leonessa col suo cucciolo. Anche in quella di Pech-Merle, sempre in Francia e altrettanto famosa, si nota un dipinto della Regina Leone. Ma ne esiste un’altra forse più incisiva di tutte, conservata a Yazilikaya in Anatolia antica, capitale ittita, dove la Dea vera e propria, alta oltre due metri, è seduta su un leone vicino a una divinità che sta andando verso di lei, una scena interpretata come matrimonio tra dèi o «hieros gamos», un’unione questa volta tra la Dea (femminile – terra) e il leone (maschile – sole).

Il guardiano delle chiese

Il leone è un guardiano anche per noi. Anche se spesso non ce ne accorgiamo, lo ritroviamo in tali vesti in molti luoghi a noi vicini. Sulla soglia delle chiese antiche è facile trovare due leoni ai lati del portale principale. Uno di loro alle volte tiene un malcapitato tra le zampe, metafora dell’infedele che non può accedere al tempio cristiano. I leoni infatti, in vesti di sfingi più moderne, vedono fin dentro il nostro cuore e capiscono se siamo degni di entrare oppure no. Quando li vedete, fate un esame di coscienza osservando con i loro occhi il vostro cuore, entrerete più leggeri lasciando alle spalle, nelle loro grinfie, tutti i vostri «pensieri pesanti».

Il Re Leone

Uno dei film di Walt Disney più interessanti a livello simbolico è il Re Leone: in esso tutta la vicenda è legata alla sovranità e al sole. Il film si apre con una grande reunion di tutti gli animali del deserto che all’alba vengono richiamati e si mettono in viaggio per onorare il nuovo nato, Simba, esattamente come avrebbero fatto i Re Magi quando intrapresero un lungo cammino verso il nuovo nato, Gesù Cristo.
Nel film, un mandrillo in veste di sacerdote si avvicina al cucciolo, rompe un frutto in corrispondenza del sole, come se venisse caricato dalla sua energia e segna il capo del piccolo in una sorta di antico battesimo. Gli cosparge poi la testa di terra per ricordargli della sua materialità che per ora, almeno su questa pianeta, sovrasta la parte divina. Poi, quando il sacerdote lo prende e lo alza al cielo, le nuvole si aprono e il leoncino viene infine benedetto dal cielo, perché investito da un raggio di sole.
Simba è dunque il sole in Terra, l’astro che verrà oscurato da Scar, ma che poi trionferà, come trionfa il sole ogni 21 dicembre, il giorno del solstizio d’estate, la giornata più corta dell’anno a partire dalla quale il sole è sempre più presente nel nostro cielo fino all’estate. Non a caso un giorno fortemente vicino alla nascita di Gesù Cristo, che corrisponde simbolicamente proprio alla nascita del nostro Simba.