La Leishmaniosi è una malattia sostenuta da un protozoo, trasmissibile attraverso un insetto vettore, cosiddetto flebotomo o pappatacio, senza il quale non può essere trasmessa da un individuo all’altro, in quanto all’interno del flebotomo il protozoo compie la parte del suo ciclo vitale che gli permette di diventare infettante. Pertanto la malattia non può essere trasmessa in modo diretto da un cane all’altro o da cane a uomo. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano dunque un rischio epidemiologico per l’uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti in grado di pungere. Attualmente in Italia le zone iperendemiche sono il sud Italia, le isole e le zone costiere,  ma alcuni focolai sono stati riscontrati anche nelle città del nord Italia. Un cane punto dall’insetto infetto può diventare positivo al test sierologico e tuttavia non sviluppare mai la malattia, oppure può sviluppare i sintomi della malattia molto tempo dopo.

I protocolli terapeutici sono in continuo aggiornamento e perfezionamento e ad oggi molti soggetti guariscono clinicamente; raramente possono anche negativizzarsi sierologicamente. Nella zone endemiche è consigliabile vaccinare i cani sani regolarmente contro la Leishmaniosi al fine di proteggerli dalla malattia ed altresì di ridurre la presenza della malattia sul territorio. Il flebotomo colpisce prevalentemente dal crepuscolo all’alba, quindi nelle zone endemiche è sconsigliato far dormire i cani all’aperto, ove possibile. L’incidenza della Leishmaniosi, sia nel cane che nell’uomo, può essere ridotta con l’uso di ectoparassiticidi per applicazione topica sul cane. Il controllo vettoriale è una parte importante di una strategia globale per il controllo della Leishmaniosi, per esempio attraverso l’uso di insetticidi sulle pareti all’interno delle abitazioni, della stalle, sulle tende; inoltre esistono in commercio delle zanzariere dotate di fori di diametro inferiore per impedire il passaggio di questi piccoli vettori.

La prevenzione contro la puntura dei vettori di Leishmaniosi si attua anche con repellenti ad uso topico per l’uomo, come lozioni, creme o spray. Un’ ulteriore arma per combattere questa zoonosi è rappresentata dal controllo del randagismo; l’affollamento dei canili spesso comporta una carenza di risorse economiche degli stessi per far fronte alla corretta profilassi. Adottare un cane affetto da Leishmaniosi vuol dire poterlo curare, permettergli di guarire dalla malattia, applicargli regolarmente dei repellenti per insetti ed in questo modo sottrarre al flebotomo un possibile serbatoio; infatti è molto importante trattare anche gli animali infetti per ridurre la trasmissione della malattia. I canili del centro-sud Italia sono spesso colmi di cani positivi sierologicamente alla Leishmania, ma la maggior parte di essi non è affetta dalla malattia e necessita solo di accurati controlli. Adottare responsabilmente un cane positivo alla leishmaniosi è un atto d’amore e di civiltà.

Dott.ssa Maria Anna Ernandes DVM PHD