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C’è chi le perseguita come ai tempi della caccia alle streghe, chi se le cucina cotte in umido e chi le salva, sostituendosi a quanto avrebbe dovuto fare il Centro di Recupero Fauna Selvatica allertato dai volontari dell’OIPA di Pordenone, che ha giustificato il mancato soccorso perché tanto le “nutrie devono morire”.

Soccorsa il giorno di S. Stefano grazie al pronto intervento degli angeli blu dell’OIPA, questa cucciola di nutria è stata ritrovata riversa sull’asfalto, vicino alla madre investita.  Condotta immediatamente presso un rifugio privato, le sono state prestate le prime cure e dell’antidolorifico. La piccola, infatti, di appena 4 mesi d’età, era sotto shock, presentava un lieve trauma cranico e una frattura alla zampa anteriore.

Alimentata per i primi giorni con una pappetta dolce per alzare la glicemia, la piccola nutria, battezzata Stefania, si è già ripresa e divora con grande appetito radicchio, carote e mele. Non appena riprenderà l’uso della zampina, sarà sterilizzata e affidata in adozione a chi potrà garantirle una vita adatta alle sue esigenze.

Ricordiamo che dopo l’approvazione definitiva dell’articolo 7 del collegato ambientale alla legge di stabilità, la gestione delle popolazioni di nutrie è rientrata nuovamente nell’articolo 19 della Legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica, legge 157/92, che impone piani di controllo che utilizzino innanzitutto metodi incruenti.

Dunque, tutti i piani regionali e comunali seguiti alla modifica del luglio 2014 della legge 157/92 e che aveva lo scopo di limitare la protezione delle nutrie, consentendo così il loro sterminio con il ricorso a qualsiasi strumento, quali doppiette e gabbie trappola, sono da considerare illegali.