di Daniela Borgo, vicepresidente dell’Associazione professionale nazionale educatori cinofili (Apnec)

Al termine dell’estate e anche dopo il lockdown e l’introduzione dello smart working a causa della pandemia, si sente, sempre più spesso, parlare di problematiche legate all’ansia da separazione. Dopo mesi di presenza costante, gite e viaggi insieme, si torna alla routine, al lavoro in ufficio, agli impegni, alla scuola e alla conseguente lontananza dall’amico a quattro zampe. Cambiamenti che generano uno stress non indifferente per lui.
Attualmente in Italia si stima che un cane su sette soffra di questa forma di ansia, che porta grossi disagi ai soggetti che ne sono colpiti e a ai loro proprietari, con il conseguente rischio di disaffezione e purtroppo, in alcuni casi, anche di abbandono.
Esistono diverse tipologie di problemi da separazione che dipendono dallo stile educativo, dalle esperienze di vita e come derivazione di altri problemi.
Si definiscono problemi da separazione poiché, oltre all’ansia vera e propria, esiste un problema comportamentale che è quello di tipo relazionale, derivante da un rapporto sbilanciato dove per la mancanza di regole è il cane a gestire le interazioni con il proprietario.
I problemi da separazione sono tre: iperattaccamento primario, iperattaccamento secondario e problema da separazione di tipo relazionale. Le prime due sono vere e proprie forme di ansia.
Occorre innanzitutto che i proprietari capiscano che sono manifestazioni di profondo malessere e non “dispetti”, come spesso si sente dire. Il cane sta male e ha una serie di reazioni anche fisiologiche legate all’ansia che sta provando. Il fatto che venga sgridato quando il proprietario torna a casa e trova dei danni non fa che peggiorare il suo disagio e il problema stesso. La cosa migliore sarebbe cercare di “mettersi nel suo pelo” per comprenderlo e aiutarlo.
È fondamentale cercare di capire quale sia il problema da separazione di cui soffre il cane per poter attuare il percorso più adatto per lui e lavorare sulla fonte del suo disagio.
Bisogna ricordare che il cane, come il lupo, è un animale sociale ed è abituato a vivere in branco: essere lasciato solo è per lui una condizione innaturale. Per intervenire e prevenire questa tipologia di problemi è necessario lavorare sul distacco in maniera corretta, in modo che il cane si abitui gradualmente alla solitudine e non ritenga preoccupante l’allontanamento del proprietario.

Nell’iperattaccamento primario il cane sviluppa un forte legame di attaccamento nei confronti di una persona della famiglia che vede come il sostituto della madre. In questi casi in genere il proprietario incentiva la ricerca del continuo contatto del cane, sia tenendolo spesso in braccio e lasciando che stia sempre vicino a lui sia lasciando che lo segua ovunque. Questo lo fa permanere in uno stato infantile. Il cane si comporta come un cucciolo anche una volta diventato adulto e quando viene lasciato da solo si dispera perché gli manca la figura di riferimento principale. Manifesterà questo problema anche se c’è qualcuno con lui, ma non è la sua figura di attaccamento. In conseguenza, uggiolerà e sporcherà in giro come se fosse un cucciolo e distruggerà gli oggetti della persona che vede come sostituto materno.

Nell’iperattaccamento secondario il cane manifesta l’ansia quando viene lasciato da solo, ma rimane tranquillo se con lui rimane una persona anche se non è la figura di riferimento principale. Solitamente questo tipo di problema è causato da adozioni successive, ricoveri in clinica ed è tipico dei cani che provengono dal canile o come conseguenza di un altro problema psicologico. Può manifestarsi a qualsiasi età e il cane non esterna il suo disagio tutte le volte in cui viene lasciato da solo. Le distruzioni, le deiezioni e le vocalizzazioni variano.
È molto importante in entrambe le forme di ansia intervenire costruendo una buona relazione col cane, lavorando sul distacco graduale dal proprietario e sulla creazione di una buona autostima.

Il problema da separazione di tipo relazionale deriva da un’errata gestione che porta come conseguenza la convinzione nel cane di dover essere lui a gestire e controllare il proprietario e non il contrario. Le distruzioni del cane si rivolgono a porte e finestre, le deiezioni hanno la funzione di marcare il territorio, le vocalizzazioni servono a richiamare il proprietario. È necessario allora lavorare sulla creazione di un rapporto corretto in cui il proprietario gestisca correttamente il cibo, il gioco e i momenti d’interazione, in modo da fargli capire chiaramente di essere lui a occuparsi di tutto.
In ogni caso, è indispensabile scegliere con cura lo specialista a cui rivolgersi. Purtroppo ancora oggi si sentono dare consigli che, oltre a non essere corretti, sono pericolosi e dannosi per il benessere animale, come per esempio chiudere per tutto il periodo di assenza il cane nel trasportino (quindi in genere per molte ore, anche otto o più). Questo non fa che accrescere il malessere del cane che, se lasciato troppo a lungo al suo interno, aumenta progressivamente lo stress e può arrivare anche a farsi del male e attuare comportamenti autolesionistici come i leccamenti compulsivi.
È fondamentale, quando il cane presenta queste problematiche, rivolgersi a un valido professionista, a un educatore cinofilo esperto nell’area comportamentale che saprà accompagnare nella maniera più idonea il proprietario nella risoluzione del problema.
Per la prevenzione di questi problemi è importante insegnare al cane fin da quando è cucciolo il distacco, lasciandolo da solo per brevi periodi e aumentando gradualmente i tempi. Altrettanto rilevante sarà creare una solida autostima e creare una buona relazione basata sulla fiducia e su un sano attaccamento reciproco.

Per fare in modo che il cucciolo cresca sereno ed equilibrato e non sviluppi queste forme di ansia, può essere utile il seguente promemoria

Fornire da subito indicazioni chiare e coerenti sulla gestione dei pasti, dei momenti di riposo, dei giochi e delle uscite, dando al cane una routine prevedibile e quindi rassicurante.

Dargli un luogo sicuro dove riposare e dormire. La cuccia sarà posizionata dove non siano presenti troppi rumori o distrazioni.

Insegnargli fin da subito a rimanere da solo, iniziando da pochi minuti e aumentando gradualmente i tempi. Non aprire la porta se il cane sta piangendo o abbaiando.

Non farsi seguire continuamente in casa, ma creare dei momenti in cui il cane si abitui a essere autonomo, chiudendosi per brevi periodi in una stanza e uscendone solo se il cane non vocalizza.

 Abituarlo a stare da solo in una stanza per pochi minuti mentre è impegnato a mangiare la pappa o rosicchiare un masticativo.

Non tenerlo continuamente in braccio o vicino a noi, ma incoraggiare la sua autonomia.

Usare dei giochi per tenerlo impegnato quando non ci siamo; esistono appositi passatempi che impegnano mentalmente il cane e lo distraggono.

 Non salutare il cane con manifestazioni eccessive quando si esce e si rientra, questo potrebbe creargli uno stato di agitazione e ansia. Il problema è che involontariamente i proprietari confondono l’agitazione e lo stress quando il cane li rivede con l’entusiasmo. Bisognerà invece che interagiscano con lui solo nel momento in cui si sarà calmato. Si consiglia perciò di far passare qualche minuto quando si rientra prima di relazionarsi con lui e non salutarlo eccessivamente quando si va via.

Fargli svolgere un’attività psicofisica adeguata alla sua età e alla sua razza è un punto fondamentale per garantire benessere al cane e accrescere la sua autostima.

 Non punire o sgridare il cane se si trovano danneggiamenti o deiezioni. Il cane non “fa i dispetti”: ricordare sempre che sta esternando in questo modo un profondo malessere e dunque occorre essere pazienti e comprensivi.

  Cercare di capire l’origine di questo disagio è fondamentale per aiutare il cane a stare meglio. A seconda dell’origine del problema, varieranno anche le sue manifestazioni. Sarà fondamentale dunque, come detto in precedenza, affidarsi a un valido professionista esperto nei problemi comportamentali, che saprà guidare e sostenere il proprietario nella risoluzione di queste forme di ansia.