Un tratto comune dell’industria del circo in tutti i Paesi del mondo è la sua capacità di attirare le ire dei difensori dei diritti degli animali.

L’ondata di restrizioni adottate da governi e autorità locali sull’utilizzo di animali negli spettacoli circensi negli ultimi anni è in gran parte da attribuire alle pressioni degli attivisti e ad un crescente sentimento pubblico contro lo sfruttamento animale.

L’introduzione di cambiamenti legislativi sostanziali tramite l’adozione di regole più stringenti sulle condizioni di detenzione degli animali e delle specie utilizzate durante gli spettacoli circensi ha anche portato alcune compagnie a decidere autonomamente di rinunciare agli animali nei loro show o a ridurre le specie da esibire. Anche le frequenti denunce per maltrattamento di animali e violazione delle norme poste a rispetto del loro benessere presentate da organizzazioni animaliste, che in molti casi hanno portato i circhi a dover pagare multe salate, hanno giocato la loro parte.

Ad oggi, più di 50 Stati a livello mondiale hanno riconosciuto l’incompatibilità della vita nei circhi con i bisogni fisici, psicologici e sociali degli animali, adottando normative che ne vietano l’utilizzo.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si discrimina a seconda delle diverse specie animali. In molti Paesi, infatti, i divieti riguardano solamente alcune categorie di animali, in particolare quelli selvatici ed esotici e non anche quelli domestici.

La strada per la piena affermazione dei diritti degli animali è ancora lunga, ma sono stati fatti grandi passi in avanti: nel mondo, sono sempre più le istituzioni che a livello nazionale o municipale adottano divieti parziali o totali. Questo trend positivo stride con la realtà del nostro Paese, in cui gli animali sfruttati nei circhi sono costretti a pagare l’immobilismo della politica italiana.

Il famoso filosofo ed attivista per i diritti degli animali Peter Singer ha affermato: “Quando i bambini vedono gli animali nei circhi, imparano che gli animali esistono per il nostro divertimento. A parte la crudeltà insita nell’addestramento e nel confinamento di questi animali, l’idea generale per cui ci dovremmo divertire di fronte all’umiliante spettacolo di un elefante o di un leone che realizza numeri da circo mostra una mancanza di rispetto per gli animali nella loro individualità”.

Non si può non essere d’accordo con il pensiero di Singer, specie se messo a paragone con quanto affermato dalle dichiarazioni di famosi circensi come John Ringling, che affermava che “senza clown, elefanti e belle ragazze su cavalli bianchi non esisterebbe il circo”. L’apoteosi di specismo e maschilismo.

Il caso del circo Ringling ed il circo con gli animali negli USA

 

Finalmente, nel maggio 2017 lo storico circo Ringling Bros and Barnum & Bailey Circus ha chiuso i battenti dopo 146 anni di attività. “The Greatest Show on Earth” è nato negli USA ma ha girato l’intera Europa. Il circo si vantava di essere la più grande risorsa per la conservazione dell’elefante bianco. In effetti, il circo Ringling è arrivato a possedere fino a 43 esemplari di questa specie, rappresentando il più popoloso branco (se così si può chiamare) di elefanti asiatici negli Stati Uniti. Il possesso di tale numero di animali rinchiusi, sfruttati e derisi è stato per anni usato per rivendicare un loro presunto ruolo in tema di conservazione della specie, tema trasversale a vari circhi in diversi parti del mondo per giustificare i loro crudeli interessi.

Il circo Ringling merita qualche parola in più: è doveroso ricordare una multa di ben 270.000 dollari inflitta dal Ministero dell’Agricoltura per violazione delle leggi per la protezione degli animali a seguito delle denunce di PETA.

Per concludere la parentesi sugli Stati Uniti, possiamo ricordare che il primo circo risale alla seconda metà del XVIII secolo, quando venne inaugurata una scuola equestre che poco dopo si trasformò in un vero e proprio circo. Lo show includeva delle esibizioni acrobatiche sui cavalli intervallate da scene di cabaret. I cavalli erano parte integrante dello spettacolo e a loro si sono presto aggiunti grandi animali esotici come leoni, tigri, orsi ed elefanti, che avevano certamente un maggiore appeal sugli spettatori. Tra i diversi animali usati, gli elefanti hanno rappresentato sin dal loro primo ingresso l’elemento principe su cui giudicare il prestigio di un circo. Strano scherzo del destino: gli elefanti hanno decretato sia l’ascesa che la fine del più grande circo americano.

Con il passare degli anni, il numero di circhi negli Stati Uniti ha subito un drastico calo. Ad oggi se ne contano infatti una trentina, perlopiù di piccole dimensioni e a conduzione familiare.

Negli USA, il New Jersey è stato il primo Stato a vietare ufficialmente l’uso di animali selvatici ed esotici nei circhi e negli spettacoli itineranti. Precedentemente l’Illinois e la città di New York avevano vietato l’uso di elefanti a scopo di intrattenimento.

 

Circhi in Sud America

Invece, l’altra parte del continente dà molte più soddisfazioni a chi ha a cuore il benessere degli animali.
Infatti, il primo Paese al mondo ad adottare un divieto totale sull’uso di qualsiasi specie animale nei circhi è stata la Bolivia. Tra il 2005 e il 2008 l’organizzazione Animal Defenders International ha condotto delle investigazioni segrete sui circhi presenti in Bolivia e in America Latina. La campagna che ne ha fatto seguito “Alto al Sufrimiento en los Circos” (Basta alla sofferenza nei circhi) ha profondamente scosso la popolazione, portando quattro municipalità del Paese ad approvare dei divieti a livello locale. A questi, ha fatto seguito l’importante legge 4040 del 2009, che rimarrà per sempre impressa nella mente di tutti gli animalisti del mondo come la prima legge di uno Stato a vietare l’utilizzo di qualsiasi animale di qualsiasi specie negli spettacoli circensi, ritenendolo una “crudeltà non necessaria”. Questo grande successo è dovuto anche all’attenzione che i mass media hanno dato alla questione. Infatti, le immagini che mostravano come gli animali da circo erano detenuti ed ammaestrati sono state ripetutamente trasmesse dalle emittenti televisive, dando così impulso all’affermazione di una consapevolezza generalizzata tra la popolazione sulle sofferenze inflitte negli spettacoli circensi.

L’America Latina si è rivelata nel suo complesso una regione particolarmente sensibile e disposta a prendere provvedimenti forti nei confronti delle sofferenze arrecate agli animali nei circhi. Alla Bolivia hanno fatto seguito altri Paesi: Perù, Paraguay, Colombia, Costa Rica, Messico sono solo alcuni degli Stati che hanno vietato a livello nazionale l’uso di animali selvatici nei circhi, mentre molte città hanno scelto la linea del proibizionismo totale.

I circhi in Europa

Nel vecchio continente, la Bosnia Erzegovina vanta un primato di eccellenza, essendo il primo Stato ad aver stabilito un divieto totale sull’uso degli animali nei circhi, seguita dalla Grecia, primo Paese appartenente all’Unione Europea.

In Grecia, tale decisione è il risultato di una lunga battaglia dei principali gruppi animalisti locali, iniziata nel 1998 con la diffusione di un video diffuso a seguito di un’indagine sotto copertura sui circhi inglesi e di altri Stati europei. Il video, che ha scioccato il mondo, ha attecchito particolarmente nel Paese del Mediterraneo Orientale, che sembrava pronto per una legislazione nazionale e in cui sono proliferate nuove investigazioni sulle condizioni di detenzione degli animali nei circhi presenti nel Paese. Molte città hanno cominciato a vietare l’uso degli animali nei circhi finché finalmente, nel 2012, la Grecia ha messo al bando l’uso di qualsiasi animale negli spettacoli circensi. La campagna era stata realizzata da ADI e il Greek Animal Welfare Trust, affiancate da altre 50 associazioni animaliste locali.

L’Unione Europea non prevede una normativa specifica sull’utilizzo degli animali nei circhi. Tuttavia, i circhi dovrebbero perlomeno rispettare quanto previsto dal regolamento (CE) n. 338/97 relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio e dal regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto.

Inoltre, il regolamento 1739/2005 stabilisce norme sanitarie per la circolazione degli animali da circo tra gli Stati membri, prevedendo una serie di obblighi a carico del responsabile di un circo, tra cui: registrare il circo presso il servizio sanitario dell’ASL territorialmente competente sulla residenza ufficiale del circo, tenere aggiornato un registro degli animali, compilare il registro delle località, provvedere affinché tutti gli animali presenti siano provvisti di passaporti aggiornati ed evitare che gli animali presenti abbiano contatti con animali non registrati. Le preoccupazioni sull’effettiva applicazione di queste regole sono molte, confermate anche da casi di animali che sono stati trasferiti all’interno dell’UE o da Paesi extra-UE verso l’UE senza la documentazione e i permessi necessari.

La forte presenza nei circhi di specie sottoposte a controlli in conformità alla CITES – Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione comporterebbe un costante monitoraggio dei movimenti di tali specie, che risulta tuttavia spesso complicato non solo per una mancanza di risorse economiche, ma anche per la repentinità con cui i circhi si muovono e cambiano nome.

Altra grave lacuna riguarda il transito: gli Stati che hanno già adottato restrizioni sono costretti ad accettare il passaggio di carovane piene di animali sul proprio territorio. Infatti, con l’aumentare dei Paesi che adottano divieti di utilizzo di animali, i circhi si possono spostare laddove sono ancora consentite le esibizioni con animali.

Nonostante l’assenza di una normativa comune, rimane la possibilità per i Paesi membri di adottare leggi statali.  Ad oggi, dei 28 Paesi che fanno parte dell’UE, più della metà hanno introdotto delle legislazioni specifiche. Di questi, solo 11 hanno finalmente intrapreso la strada del divieto totale.

Il Lussemburgo è il quindicesimo Stato dell’UE ad aver adottato una normativa specifica, che consente ai circhi di usare solamente gli animali domestici. Un mese prima, nel maggio 2018, il Parlamento slovacco ha modificato le norme vigenti in materia stabilendo il divieto di animali selvatici nei circhi.

Francia, Germania, Italia, Lituania, Spagna e Regno Unito detengono il record negativo di Paesi membri ancora sprovvisti di legislazione nazionale sugli animali da circo anche se centinaia di comuni hanno adottato misure che proibiscono l’uso degli animali nei circhi.

In Francia sono sempre più i comuni che vietano il circo classico con animali sul proprio territorio. Ha di recente fatto scalpore la decisione di André-Joseph Bouglione, ex domatore e direttore di un circo che da circa un anno si è trasformato in “Ecocirque”. Gli animali del suo circo sono stati accolti da rifugi e l’ex domatore ha raccontato la sua vita nei circhi in un libro denuncia che ha avuto un notevole successo. Non possiamo sapere se la sua scelta sia dovuta a questioni di immagine o ad un effettivo pentimento, ma qualsiasi siano le motivazioni la accogliamo con piacere.

In Germania, l’unica normativa applicabile nel settore del circo è il regolamento sulla protezione dei cani, applicabile per i cani utilizzati nei circhi. Per tutte le altre specie si fa riferimento a una serie di linee guida non vincolanti che suggeriscono standard minimi.

La Spagna è di recente stata teatro di un grave incidente. Il 3 aprile dello scorso anno un furgone del circo Gottani si è schiantato mentre trasportava 5 elefanti. Uno di questi è morto, mentre altri due sono rimasti feriti. La coalizione Info Circos, che raggruppa associazioni spagnole abolizioniste, ha preso posizione dichiarando che il trasporto di elefanti compiuto dalle compagnie circensi è “qualcosa di contrario a qualsiasi misura di base per la protezione degli animali e la pubblica sicurezza”. La maggioranza degli spagnoli sono contrari all’uso degli animali nei circhi. Infatti negli ultimi tre anni quattro regioni autonome (Catalogna, Isole Baleari, Galizia e Murcia) hanno bandito i circhi con animali. Ad inizio 2017, anche Madrid si è espressa contro i circhi con animali, votando un testo che vieta però l’utilizzo dei soli animali selvatici.

Il governo inglese si è impegnato a vietare l’uso di animali esotici a partire dal 2020. Si tratta però solo di una promessa, quindi bisognerà attendere ulteriori ed effettivi sviluppi. Invece, Scozia e Galles hanno già di recente adottato il divieto, anche se limitatamente agli animali selvatici.

Dentro i confini del vecchio continente ma al di fuori dell’Unione Europea, sono degne di nota alcune dichiarazioni della principessa Stephanie di Monaco, che lo scorso anno ha lanciato una petizione affinché l’UNESCO riconoscesse il circo come “patrimonio dell’umanità”, scagliandosi contro chi denuncia i maltrattamenti che subiscono gli animali nei circhi affermando che “è arrivato il momento di agire” e che “non tutti gli animali da circo sono infelici”.

Tornando sull’argomento in questione e lasciando da parte i deliri dei nobili d’Europa, c’è un’altra importante questione da affrontare: l’alto numero di incidenti che vede coinvolti gli animali dei circhi. Gli animali selvatici ed esotici detenuti nei circhi sono molto stressati e ciò li rende altamente imprevedibili.  Inoltre, la loro prossimità al pubblico durante gli spettacoli determina un perenne ed inevitabile rischio alla sicurezza insito in questa forma di intrattenimento. Oltre ad essere pericolosi per sé stessi, lo sono infatti anche per le persone. Oltre all’episodio avvenuto in Spagna, di recente si è verificato un altro gravissimo evento. Nel gennaio 2017 un incendio ha colpito la parte del circo stabile Globus dove erano stanziati gli animali. In tale occasione, 11 animali sono morti per asfissia (2 tigri, 4 gatti, 2 maialini vietnamiti e 3 cani). La tragedia ha portato il sindaco di Bucarest a prendere immediatamente posizione chiedendo le dimissioni del direttore del circo e emanato un’ordinanza che metteva al bando gli spettacoli con animali del circo.

Quando i grandi animali si ribellano alle terribili condizioni cui sono costretti, possono diventare estremamente pericolosi. Pochi mesi fa, in Russia, una leonessa si è avventata contro una bambina di 4 anni, affondando le sue unghie nel suo volto durante uno spettacolo che si stava svolgendo nella Russia meridionale. Il governo ha da poco adottato una nuova normativa sulla protezione degli animali che tuttavia prevede solo il sequestro degli animali selvatici e esotici senza la necessaria documentazione, esprimendosi così indirettamente anche contro l’abuso di alcuni circhi semi-legali attivi nel Paese.

Nonostante non siano disponibili dati a livello mondiale, per avere un’idea degli incidenti di cui sono responsabili i circhi basti pensare che tra il 1995 e il 2017 ci sono stati 305 incidenti che hanno coinvolto 608 animali selvatici negli Stati dell’UE, con una media di 15 incidenti per anno di cui il 4% ha provocato la morte di una persona.

La situazione asiatica

Concludiamo questo breve e triste viaggio nei circhi del mondo in Oriente, probabilmente la regione con le più basse tutele a difesa degli animali. Non si hanno notizie precise rispetto alle normative in vigore e agli approcci in uso in ciascuno dei paesi del Continente Asiatico, sappiamo però che le nazioni che ad oggi hanno proibito l’utilizzo di animali selvatici nei circhi sono India, Iran, Israele, Singapore, Taiwan (divieto di importare ed esportare specie protette destinate ai circhi) e in Medio Oriente il Libano (che ha sancito il divieto di utilizzare alcune specie nei circhi).

Nel 2011 in Cina entra in vigore la direttiva governativa che proibisce le esibizioni circensi di animali negli zoo di proprietà dello stato. La sua applicazione è tuttavia lacunosa: recenti indagini riportano che nel 2018 almeno il 30% degli zoo e dei parchi non ha ancora abolito definitivamente gli spettacoli con animali terrestri.

Lo scorso anno in Indonesia l’Oriental Circus, ultimo circo ad utilizzare nei suoi spettacoli animali terrestri, ha annunciato l’imminente fine degli spettacoli itineranti. Secondo alcuni, la notizia fa sperare che il Governo stia per vietare tutti i circhi itineranti. Oggi in Indonesia esistono infatti ancora molti circhi itineranti che usano però principalmente animali acquatici come i delfini. Questi circhi, chiamati Sirkus Lumba-lumba, trasportano da una parte all’altra del Paese i delfini utilizzando il trasporto aereo, facendo vivere ai cetacei un’esperienza quanto mai stressante e crudele. Lo stress a cui sono sottoposti causa la morte dopo solo 5 anni di vita, quando i delfini liberi nel loro habitat possono vivere fino a 50 anni.

In Vietnam nel 2018 un’inchiesta sui circhi con animali di Animals Asia ha sconvolto l’intero paese. Le immagini hanno portato sia la stampa che il pubblico a schierarsi a favore del divieto di utilizzare animali selvatici nelle performance di circhi o strutture di divertimento. Le autorità vietnamite hanno risposto obbligando uno dei parchi a tema a fermare gli spettacoli e hanno avviato un’indagine per valutare se siano stati perpetrati dei crimini contro la fauna selvatica.

Negli ultimi anni, cinque strutture vietnamite hanno messo fine alle performance di animali. Nel 2014 lo Zoo di Hanoi ha eliminato gli show con animali e nell’aprile 2018 la Riserva di Can Gio ha chiuso il circo di scimmie.

La Federazione circense ha comunque annunciato la sua intenzione di escludere gli animali selvatici dagli spettacoli, sostituendoli con animali domestici. Le associazioni animaliste non possono quindi esultare, essendo tale decisione fonte di grande preoccupazione per le condizioni di vita e i metodi di addestramento che verranno utilizzati con i pet.

All’inizio del 2019 il più grande zoo del Vietnam, lo Zoo di Saigon, ha deciso di mettere fine agli spettacoli con elefanti. Per anni, nei weekend e nei giorni festivi, i quattro elefanti dello zoo sono stati costretti a esibirsi in numeri da circo. Per eseguire gli esercizi di equilibrismo, pericolosi anche per la salute fisica degli animali, gli elefanti venivano minacciati con bastoni uncinati, i famosi ‘bullhooks’.

In qualsiasi comune, città, regione o Stato del mondo è finora stata determinante la pressione dell’associazionismo e della popolazione. In nessun caso le amministrazioni hanno deciso spontaneamente di porre fine al circo con animali.

È dovere morale di ogni cittadino informarsi e manifestare il proprio dissenso verso i circhi che ancora usano gli animali, una forza lavoro non retribuita, sfruttata, sottoposta ad ogni forma di abuso e derisa.