Ci sono luoghi dove milioni di esseri viventi e senzienti sono sacrificati (per usare un termine caro ai vivisettori), torturati e uccisi (per essere realisti), in nome della scienza. I sostenitori di questa pratica affermano che solo grazie alla vivisezione la medicina potrà progredire e che -loro malgrado- ad oggi non è ancora possibile prescindere dall’uso degli animali, ma che comunque si cerca di utilizzarne il minor numero possibile grazie ai metodi complementari.
In realtà, come vedremo in seguito, da un lato, non solo è possibile fare a meno degli animali a partire da oggi stesso intraprendendo così un percorso che possa veramente giovare alla salute di tutti noi, ma, dall’altro, il numero degli animali sta aumentando esponenzialmente. Infatti, si calcola che nel mondo circa 130 milioni di animali vengono utilizzati ogni anno nei laboratori, dei quali 12 milioni nell’Unione Europea e quasi un milione in Italia. Nel 2008 in Irlanda il loro numero è raddioppiato (112.800) e nel Regno Unito ha raggiunto i picchi più elevati dal 1987. Tutto ciò in barba ai buoni propositi e al cosiddetto principio delle 3R che punta, sotto questo aspetto, alla riduzione del numero degli animali impiegati. 1
A ciò si aggiunga che queste cifre altro non sono che una stima probabilmente molto inferiore al dato reale. Sono infatti solo 37 su 179 i paesi che forniscono dati ufficiali e tra questi, per esempio, la Gran Bretagna non conteggia gli animali uccisi causa eccedenza o per prelevarne i tessuti. La vita nei laboratori, anche grazie alla vicenda Green Hill, al lavoro della Magistratura, alle testimonianze di vivisettori pentiti e alle inchieste delle organizzazioni e degli attivisti per la difesa degli animali è ora ben nota: creature trattate esclusivamente come prodotto la cui natura viene del tutto stravolta e sulle quali ogni genere di violenza è perpetrata.
Legislazioni formalmente rigide ma sostanzialmente infarcite di deroghe permettono torture degne della mente di uno sceneggiatore horror, consentono l’utilizzo di esseri viventi anche laddove sono disponibili mezzi sostitutivi e l’obbligo di anestesia è in pratica a totale discrezione del vivisettore (in Gran Bretagna nel 2009 il 67% degli esperimenti è avvenuto senza alcuna forma di anestesia e non sono disponibili dati sull’uso degli analgesici). In Italia, nella sola Lombardia, sono presenti 133 laboratori, 6 aziende fornitrici di animali e 5 di prodotti e servizi speciali.
In questi centri sono rinchiusi e torturati topi, ratti, scimmie, cani, gatti, cavalli, pecore, conigli, bovini, suini, polli, uccelli, pesci, rettili e altri ancora. Ma quali sono i criteri che guidano i vivisettori nella scelta della specie? Si è spinti a credere che queste scelte siano basate su un fondamento scientifico, ma questo è impossibile: ciascuna specie è diversa e persino all’interno della stessa specie si hanno risposte diverse da ceppo a ceppo e da animale ad animale. La realtà ci dice che i criteri di scelta si basano su parametri tutt’altro che scientifici: costo, dimensione e maggiore o minore compassione che suscitano agli occhi delle persone. D’altronde, perché i beagle? Perché è più comodo: piccolo, socievole e a pelo corto. Come ricorda opportunamente il Prof. Fedi, questi pseudo scienziati scelgono la via più economica, più comoda e più redditizia (per loro).

I metodi scientifici
“La ricerca senza animali si ferma”, “non esisitono mezzi sostitutivi, ma solo complementari”. Niente di più falso.
Le tecnologie sostitutive esistono eccome, altre potrebbero essere ottimizzate e altre ancora sviluppate se solo si decidesse finalmente di investire in questa direzione. Innanzitutto, però, è utile chiarire un aspetto: non si può parlare di metodi alternativi (figuriamoci complementari) in quanto per definizione un metodo scientifico non può alternarsi ad uno che scientifico non è. 2 Per le stesse ragioni, dunque, è più corretto definirli metodi scientifici. La vivisezione dev’essere superata non solo per ragioni etiche sotto gli occhi di tutti, non solo per rispettare il volere dei cittadini italiani (l’87% è contrario) 3 e europei (l’82%) 4, ma anche per la semplice ragione che essa è inutile e dannosa.
Purtroppo, è diffusa l’idea che un solo metodo alternativo debba sostituire un modello animale e su questo errato presupposto si basa tutta la propaganda di chi è favorevole ai test sugli animali. È infatti innegabile che l’unico modello che può sostituire un organismo nel suo complesso sembrerebbe essere un altro organismo nel suo complesso. Tuttavia, oggi grazie ai simulatori metabolici, siamo di fronte a una svolta: essi infatti sono in grado di stabilire tutte le catene di reazioni che si possono realizzare dentro un intero organismo. In ambito farmacologico, inoltre, i metodi in silico sono in grado di determinare i possibili effetti collaterali di una sostanza sull’uomo garantendo una più sicura applicazione terapeutica.
Se nuove potenzialità, come per esempio la farmacogenomica, venissero sfruttate a dovere si potrebbe migliorare -e di molto- la cura sul singolo paziente. In ognuno di noi (e figuriamoci negli animali) una data sostanza può reagire in maniera diversa e attraverso lo studio della genomica si può giungere ad un farmaco su misura che riduca al minimo il rischio di effetti collaterali. Questa strada permette di superare la concezione one size fits all e sarebbe utilissima per alcune malattie come cancro, asma, diabete, HIV e non solo. Esistono poi numerose altre tecniche all’avanguardia in grado, se non da sole insieme in una sorta di puzzle, di fornire risposte di gran lunga più sicure di quelle che sino ad oggi ha garantito la vivisezione. A mero titolo semplificativo e senza alcuna pretesa di esaustività, si ricordano test cellulari e molecolari, modelli computerizzati, ingegneria dei tessuti, tecnica diagnostica per immagini, ecc. Poiché queste tecniche operano direttamente su o con materiale umano, esse sole possono essere predittive per la nostra specie.
In campo chirurgico è evidente che solo la formazione su umani può essere considerata una valida palestra, d’altonde chi di noi si farebbe operare da unveterinario? Anche in questo settore, sono state sviluppate tecnologie avanzate come, per esempio, manichini identici in tutto e per tutto al corpo umano, capaci anche di sanguinare. Nuove e migliori tecnologie esistono anche nel campo della didattica, della ricerca di base e dei test di tossicità. Spesso, inoltre, grandi scoperte mediche sono state possibili grazie all’osservazione clinica e all’epidemiologia; a ciò si aggiunga la risorsa -abbondante e a costo zero- di autopsie e biopsie.
Per fortuna ci sono validi scienziati che si stanno muovendo in questa direzione: i progetti dell’Unione Europea AXLR8 e SEN-SI-TIV e i programmi Tox21, ToxCast e Human Toxome sono le iniziative globali che stanno cercando di spostarsi verso veloci, robusti e affidabili metodi senza animali.

Edoardo Gandini – OIPA-EU Relations Officer e Member of European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers and Animal Welfare Commissioners

NOTE

1 Replacement (sostituzione), Reduction (riduzione), Refinement (miglioramento delle condizioni). Si noti che gli stessi ideatori di questo principio, William Russell e Rex Burch, dichiaravano che “il miglioramento delle condizioni non è mai abbastanza […] la sostituzione è l’unica risposta soddisfacente”

2 In tutta la letteratura medica mondiale mai nessun modello animale è stato riconosciuto scientificamente valido. Al contrario, i modelli sostitutivi devono -com’è giusto che sia- essere opportunamente validati dagli organi preposti.

3 Dati Eurispes

4 Sondaggio Eurobarometro 225