La concorrenza del Giappone insieme al drastico calo della domanda di carne di balena ha portato l’Islanda ad una decisione storica. Svandis Svavarsdottir, Ministra della pesca islandese, ha dichiarato che “ci sono pochi motivi che giustificano l’autorizzazione della caccia alle balene oltre il 2024” visto che si tratta di un’attività economica non più redditizia e sceglie di puntare sulla loro valorizzazione come attrazione turistica, già decisamente più remunerativa, oltre che ecologicamente sostenibile.
Una decisione importante che finalmente porrà fine alla strage dei meravigliosi cetacei in via di estinzione e che, ci auguriamo, sarà presto seguita dalla Norvegia, anch’essa in notevoli difficoltà da quando il Giappone nel 2019 è rientrato in questo mercato dopo tre decenni di pausa.
La caccia a fini commerciali della balena era stata bandita nel 1986 dalla Commissione baleniera internazionale (IWC) ma l’Islanda si era opposta alla moratoria, tornando a riabilitare la pratica nel 2003, anche se con divieto di cattura e uccisione della balena blu, più nota come balenottera azzurra, l’unica specie tra questi cetacei dichiarata protetta dal 1966 e che rischiava l’estinzione a causa della caccia selvaggia che tra l’inizio del Novecento e gli anni Sessanta ha sterminato più di 360.000 balenottere azzurre, cacciate per il loro olio, il loro grasso e la loro carne.
A beneficiare del divieto del governo islandese, che entrerà in vigore dal 2024, saranno innanzitutto la balenottera comune (Balaenoptera physalus), il secondo animale più grande del pianeta dopo la balenottera azzurra, minacciato di estinzione (classificato come vulnerabile nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – IUCN); e la balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), tra le più piccole balene al mondo, con una lunghezza massima di circa 10 metri.