di Margherita Settimo

Un minuetto. Le province di Trento e di Bolzano e la regione Veneto hanno invitato lo Stato a ballare. A passo di incostituzionalità, irriverenza e inadempimenti, le tre amministrazioni del nord Italia provocano (cit. Finco, Lega Nord Veneto) il Ministero dell’Ambiente sventolando le pelli di lupo come drappi rossi di fronte a un toro. Fortuna che, almeno qui, in questa corrida politica, il toro ha ben saldi i suoi poteri. Noncuranti dell’art.117 della Costituzione, dove si enuncia che le decisioni in merito ad Ambiente ed Ecosistema sono di esclusiva competenza dello Stato, e indifferenti alle disposizioni della Direttiva Habitat (n. 92/43/CEE) il cui scopo è salvaguardare la biodiversità nel pieno rispetto delle attività antropiche, le tre amministrazioni citate provano a ripulirsi il territorio dai lupi approvando progetti di legge che ne prevedono eventuali abbattimenti. In Veneto, nei primi nove mesi del 2018, le predazioni di lupi su capi di allevamento sono state 43  su un totale di oltre 31milioni di animali allevati, una proporzione numerica irrisoria se si considera che gli allevatori vengono completamente rimborsati dai finanziamenti stanziati dalla normativa della Direttiva stessa. In merito, Andrea Zanoni, consigliere regionale del Veneto, ricorda che questi finanziamenti assegnati per le misure di prevenzione contro i carnivori e destinati appunto a malgari e allevatori, sono già stati ampiamente recepiti dalla regione Veneto e forse non ancora utilizzati per lo scopo. Il Ministro Costa ha già impugnato le leggi di Trento e Bolzano e il commissario europeo Karmenu Vella ha ribadito loro che i lupi resteranno specie protetta. Questi passi di danza così maldestri svelano dunque un fine ambiguo: allevatori e professionisti del settore sono già protetti da leggi che basterebbe rispettare, ma vengono usati come controfigure di intenzioni altre che nulla hanno a che vedere con loro. Il rischio di avvio di procedure d’infrazione contro l’Italia da parte della Commissione Europea per violazione di norme su questo tema si palesa dunque probabile e si andrebbe ad aggiungere alle 15 cause in materia ambientale che già ci sono state inoltrate.

Per dovere di informazione, questo argomento merita un utile approfondimento. Nel 1997 l’Italia ha recepito la Direttiva Habitat dalla Commissione Europea, che poi il D.P.R. 120 del 12 marzo 2003 ha integrato e modificato definitivamente. Ai sensi dell’art. 258 del TUEF (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea), se un Paese membro viola una disposizione europea e per una seconda volta viene deferito alla Corte di Giustizia, quest’ultima può imporgli sanzioni pecuniarie e iniziare dunque la procedura d’infrazione. Come già anticipato sopra, le 15 cause in materia ambientale già avviate fanno parte delle 65 procedure che la Commissione Europea ha ingiunto all’Italia per mancato recepimento di direttive o violazione di diritto. Riguardano il settore Energia, quello dei Trasporti, la Tutela dei Consumatori, la Salute e l’Agricoltura, ecc. e ce n’è anche una sulla Pesca, con titolo “Attività di pesca delle navi battenti bandiera italiana nelle acque della Guinea Bissau e del Gambia”. Delle 15 sull’Ambiente, le sanzioni colpiscono le “Mancate designazioni delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e mancate adozioni delle misure di conservazione, il “Divieto di impiego di latte concentrato o in polvere nelle produzioni lattiero-caseario”, il “Superamento dei valori limite di PM10” dunque in violazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria, la presenza di arsenico nell’acqua destinata al consumo umano (direttiva 98/83/CE) ed ancora i mancati adempimenti delle norme sulla sicurezza nella gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi (direttiva 2011/70/EURATOM), ecc. Questi esempi per ricordarci che far parte di un’Unione comporta doveri comunitari, in trasgressione dei quali lo Stato membro paga attraverso il cittadino. Le provocazioni politiche sui lupi dirette al Ministro Costa non sono dunque per nulla innocue in nessun senso, men che meno se diventano disegni di legge regionali. Tali azioni comportano oneri pubblici di cui l’italiano non sempre è obbligato a ricordarsi, ma è doveroso richiamarne il senso critico laddove la politica usa i suoi poteri per prendersi gioco di direttive europee e norme costituzionali, scegliendo di approvarsi leggi fai da te.

La Direttiva Habitat è il pilastro della politica comunitaria in merito a conservazione della biodiversità, della flora e della fauna selvatiche e contiene in sé una rete ecologica europea di Zone Speciali Di Conservazione (ZSC), denominata Rete Natura 2000, che determina la più grande rete ecologica del mondo. Ricordare a queste tre amministrazioni che la vita di un animale non deve mai essere oggetto di baratto o bersaglio da regalo per la lobby dei cacciatori, è dunque dovere etico e consapevolezza culturale. L’OIPA non mancherà quindi di affiancarsi al Ministro sia nel procedimento di richiamo alla giustizia segnalando alla Commissione Europea eventuali violazioni di diritto sia nel processo di sensibilizzazione che la popolazione italiana ha già dimostrato di accogliere con forza e con cuore.