Comunicato stampa
26 ottobre 2020
PESTE SUINA AFRICANA. I RISCHI DEL DECRETO CHE VORREBBE IL MINISTRO BELLANOVA
LA CACCIA AL CINGHIALE POTREBBE ESSERE IL VEICOLO, NON LA SOLUZIONE
Comparotto: «Auspichiamo che il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente, che di concerto dovrebbero firmare il testo del decreto, decidano di affrontare la questione in maniera razionale, scientifica, secondo le indicazioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare»
La Peste suina africana (Psa) non si combatte mandando i cacciatori a uccidere cinghiali in tutto il territorio nazionale, come vorrebbe il ministro all’Agricoltura, Teresa Bellanova, che prepara un decreto legge da portare in Consiglio dei ministri proprio per deregolamentare la caccia al cinghiale e dare il via a un’immotivata strage. Al contrario, come attesta un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”. Di più: i cacciatori, con le loro prassi di eviscerazione, possono diffondere in maniera incontrollata il virus della Psa, innocuo per l’uomo, e degli altri agenti patogeni di cui le prede potrebbero essere portatrici.
«Il cosiddetto “piano strategico di contenimento dei cinghiali”, reclamato da alcune categorie, altro non è che il pretesto per deregolamentare la caccia», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Nella bozza del decreto che sta circolando non viene neppure richiamato l’articolo 19 della legge n. 157/92. Questo prevede che il controllo della fauna selvatica, esercitato selettivamente, sia praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica. Ma non basta. La stessa bozza prevede che i piani di Regioni e Province autonome non siano sottoposti a valutazione ambientale strategica e a valutazione d’incidenza ambientale ai sensi delle pertinenti norme Ue e nazionali. Questa disposizione si commenta da sé».
L’Oipa auspica quindi che il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente, che di concerto dovrebbero firmare il testo del decreto insieme al Ministero dell’Agricoltura, decidano di affrontare la questione in maniera razionale, scientifica. In Italia, tra l’altro, è attualmente presente un limitato focolaio in Sardegna e un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, e persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale.