Continua la fuga di M49: dopo l’evasione dalla prigione nel Casteller, in cui era stato rinchiuso a seguito di una cattura le cui modalità potrebbero integrare il reato di maltrattamento, già segnalato con un esposto alla Procura della Repubblica di Trento, ora M49 stazionerebbe tra il confine fra Alto Adige e Trentino nel limbo di due provincie che sembrano capaci solo di emettere immediate ordinanze immotivate e contrarie ad ogni etica di convivenza.

Proprio solo sulla base dell’ordinanza, anch’essa ritenuta illegittima, della Provincia di Trento, anche la Provincia di Bolzano ha emesso un’ordinanza “specchio” per la cattura e l’eventuale abbattimento di M49, senza in alcun modo aver approfondito la situazione sul territorio di propria competenza, in merito alla effettiva necessità ed urgenza di intervenire per la tutela della pubblica incolumità.

“Le Istituzioni, come del resto già avviene all’estero, dovrebbero provvedere ad una sistematica educazione della popolazione alla convivenza con l’orso, mediante strumenti di prevenzione e dissuasione, tutelando questo animale come stabilito dal PACOBACE – sostiene l’avv. Claudia Taccani, responsabile dello sportello legale OIPA – Dato che il comportamento di M49 non può essere definito né aggressivo né pericoloso per l’incolumità pubblica, riteniamo che le tali ordinanze siano provvedimenti sproporzionati”.

Per questo l’OIPA, insieme alle altre associazioni riunite del Coordinamento Life For Ursus ha inviato un ricorso in autotutela chiedendo alla provincia di Bolzano di revocare l’ordinanza di rimozione dell’orso M49 con la riserva, se così non dovesse essere, di fare ricorso in tutte le opportune sedi e di agire legalmente per fermare questa violazione delle leggi europee sulla tutela dell’orso.


“M49 NON E’ PERICOLOSO E LE MODALITA’ DELLA SUA CATTURA POTREBBERO INTEGRARE IL REATO DI MALTRATTAMENTO”: L’OIPA PRESENTA UN ESPOSTO IN PROCURA CONTRO I PROVVEDIMENTI DELLA PAT SULLA BASE DI UNA RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA SULL’ORSO BRUNO

30/08/2019

L’OIPA, di concerto con le altre associazioni protezionistiche del Coordinamento Life for Ursus, ha presentato un esposto presso la Procura della Repubblica di Trento per contestare il metodo di cattura dell’orso M49, nonché l’ordinanza di cattura e abbattimento senza necessità per un esemplare non pericoloso, sulla base di una relazione tecnica- scientifica sulla biologia ed ecologia della specie Orso Bruno, e nello specifico sul caso M49, redatta dal medico veterinario Dott. Maurilio Calleri, Presidente della LIMAV Italia (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della vivisezione), specializzato in ecologia.

Come già ampiamente dimostrato e riportato anche dagli organi di stampa, M49 non può essere ritenuto un orso pericoloso né per l’incolumità pubblica – ha infatti scelto di ignorare l’escursionista incontrato il 24 luglio scorso presso il  sentiero Chegul sul monte Marzola – né per il patrimonio zootecnico – ha predato 1 bovino, 2 equini e 3 ovini su una popolazione di circa 46mila bovini, 5mila equini e 61mila ovi-caprini presenti in Trentino – quindi l’ordinanza di cattura emanata dalla PAT è stata messa senza necessità e con modalità che possono configurare il reato di maltrattamento di animale.

M49, un giovane esemplare di orso bruno di sesso maschile in ottima salute, appartenente ad una specie protetta è stato catturato con una trappola a tubo, senza utilizzo di anestetico e trasportato in un luogo assolutamente inidoneo per le necessità etologiche di un esemplare nato e vissuto per anni libero, soprattutto con grave pericolo per l’incolumità pubblica, essendo l’area del Casteller adiacente a zona ad alta intensità urbana: il grave stress causato all’animale, che si è poi dato alla fuga con modalità estreme che sottolineano l’altissimo livello di adrenalina raggiunto, integra l’ipotesi di maltrattamento di animale ex art. 544 ter C.P.

In uno scenario in cui l’attuale giunta provinciale, invece di approfondire e ampliare i momenti di informazione e formazione della popolazione residente e dei turisti, adotta una politica limitante in ambito di informazione e, quindi prevenzione, ci auguriamo che la legge metta fine a quella che ha ormai i contorni di una vera e propria persecuzione contro ogni logica.

 

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ORSO M49, CATTURATO E SCAPPATO: DOPO CHE LA PROVINCIA DI TRENTO
HA DATO L’ORDINE DI ABBATTERLO A VISTA,
L’OIPA FA RICHIESTA UFFICIALE DI REVOCA DELL’ORDINE DI UCCISIONE

16/07/2019

Il parere della Corte Costituzionale non legittima la PAT ad agire in maniera arbitraria e in violazione della normativa europea

La storia dell’orso M49 non sembra trovare una soluzione eticamente e legalmente corretta. Dopo l’ordinanza di cattura, non autorizzata dal Ministero dell’Ambiente e in presunta violazione del PACOBACE nonché della Direttiva Habitat dell’UE, la Provincia Autonoma di Trento è riuscita a catturare con una trappola a tubo l’esemplare di orso più ricercato degli ultimi giorni e rinchiuderlo nel recinto al Casteller, quella che avrebbe dovuto essere la sua prigione a vita.  Ma questo non ha fermato M49: l’orso è riuscito a scappare, sfidando i muri di contenimento e la recinzione elettrificata, sfuggendo ora senza più il radiocollare, toltogli dopo la cattura. La risposta della Provincia di Trento? Fermarlo sparando a vista, con la giustificazione che ora si trova in una zona molto più urbanizzata e quindi più vicino ad insediamenti urbani.

Ecco l’ultimo atto della solita politica di gestione degli orsi in Trentino, pasticciata e contro ogni logica: questo è il vergognoso festival dell’incompetenza a cui la Provincia di Trento ci costringe ciclicamente ad assistere, già costato la vita a già troppi orsi. Come risposta, il Ministro Costa ha inviato una diffida perché, come da lui dichiarato “Le inefficienze mostrate nella cattura, che non mi vedono e mai mi hanno visto concorde, reclamano professionalità e attenzione massima. Cosa che invece fin qui non è stata mostrata. E adesso si parla di abbattimento? Assurdo e paradossale”.

In data odierna la Consulta si è espressa in merito alla legittimità della leggi della provincia autonoma di Trento su gestione di orsi e lupi. Fermo restando, in base alla nostra Costituzione, la competenza di tale Ente pubblico in materia, non si esclude una gestione errata da parte di quest’ultimo che, come in questo caso, comporta un ordine di abbattimento di un esemplare giovane e sano.

Dopo che l’OIPA, insieme alle associazioni parte del Coordinamento Life for Ursus aveva esposto delle osservazioni tecniche e giuridiche contro l’assurdità dell’ordinanza pro cattura, ora, oltre che intimare e chiedere il diritto di conoscere nello specifico le modalità di captivazione e la relativa modalità di detenzione, evidentemente inefficace, ha deciso di inviare una diffida alla provincia autonoma di Trento chiedendo di revocare l’ordine di esecuzione dell’abbattimento dell’orso M49, con riserva di procedere nelle opportune sedi, come già verificatosi in precedenti casi simili, al fine di tutelare i diritti violati, dovendo la Provincia Autonoma di Trento rispettare la Direttiva Habitat con riferimento alla tutela e conservazione della specie.

 



CATTURA E RECLUSIONE A VITA PER L’ORSO M49: L’OIPA E LE ALTRE ASSOCIAZIONI RICHIEDONO UN INTERVENTO AL MINISTRO COSTA PER BLOCCARE QUESTA ORDINANZA ILLEGITTIMA E IMMORALE

3/07/2019

L’orso M49 sarà catturato e recluso in un recinto per tutta la vita. In pratica, condannato ad un ingiusto ergastolo. Nonostante il parere contrario del Ministro Costa, che definisce questa scelta un’inutile forzatura perchè manca una deliberazione ufficiale da parte dei tecnici dell’ISPRA, e nonostante la mobilitazione di cittadini e delle associazioni di protezione animale, che già avevano intimato l’impugnazione dell’ordinanza di “cattura per captivazione permanente” dell’orso M49, nella giornata del 1° luglio il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha firmato l’ordinanza che costituisce per M49 una condanna  ingiusta e inaccettabile.

Ancora una volta la provincia di Trento ha scelto di gestire quello che viene definito un “orso problematico” con un’ordinanza di cattura e reclusione a vita, una scelta considerata immorale e rischiosa, dato che l’anestesia può condurre alla morte dell’esemplare. Dopo Daniza e KJ2, le cose non sembrano ancora cambiate.

Per questo l’OIPA, insieme alle altre associazioni riunite del Coordinamento Life For Ursus (Animal Amnesty, Gaia Animali e Ambiente, LAC, LIDA, Salviamo gli Orsi della Luna) ha inviato una lettera al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, chiedendo di impugnare l’ordinanza di rimozione dell’orso M49, al fine di scongiurarne la cattura e la prigionia a vita in un microscopico recinto che sarebbe causa di sofferenze inimmaginabili.

Secondo le associazioni infatti:

“La Provincia Autonoma di Trento, infatti, procede con la cattura dell’esemplare non avendo però dimostrato di aver effettuato le opportune verifiche riguardo all’effettiva messa in pratica di metodi idonei dissuasori e preventivi, da parte della popolazione interessata alla presenza degli orsi in Trentino, nonché la messa a disposizione, da parte della stessa PAT, di strumenti idonei a divulgare la conoscenza di questo animale e poter migliorare, come di fatto si verifica all’estero, la convivenza con questa specie. Ancora una volta, il Presidente della Giunta Provinciale trentina ha agito in disprezzo delle norme di tutela vigenti riguardo la specie orso bruno, avendo violato quanto previsto dal PACOBACE (piano interregionale di azione per conservazione orso bruno) e disatteso le chiare e nette indicazioni del Ministero dell’Ambiente”.

L’intervento diretto del Ministro Costa, inoltre “servirebbe inoltre a riportare ordine e rispetto delle regole in un campo in cui la PAT, indipendentemente dal colore politico della giunta ha sempre brillato per inefficienza, posto che il dovere della pubblica amministrazione è di tutela, non di persecuzione, nei riguardi delle specie animali che godono di regime di protezione”.

È importante ricordare, infatti, che l’orso bruno è ritenuto una specie protetta e di interesse comunitario sia dalla Convenzione di Berna 1979 che dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, e proprio per questo dovrebbe godere di una serie tutele, così come il suo habitat. Nella realtà dei fatti però, nonostante quanto previsto, la Provincia di Trento sceglie sempre la via della rimozione degli esemplari ritenuti “problematici” tramite cattura, che il più delle volte si tramuta in uccisione. La detenzione a vita a cui verrebbe condannato l’orso M49  sarebbe una condanna inaccettabile per il suo benessere, considerato che l’orso bruno è un mammifero che è in grado di percorrere fino a 20 chilometri in una sola notte.

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO ANCORA CONTRO GLI ORSI, LE ASSOCIAZIONI AL MINISTRO COSTA “IMPORTANTE VERIFICARE LA MESSA IN PRATICA CORRETTA DELLE MISURE DI PREVENZIONE E CONTINUARE LE ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE”

06/05/2019

Una verifica puntuale della messa in pratica corretta delle misure di prevenzione adottate da chi ha subito danni e l’obbligo ad una costante e mirata attività di formazione della popolazione finalizzata ad una serena convivenza con i grandi carnivori. Questi i due punti cardine dell’istanza che OIPA insieme ad Animal Amnesty, Associazione Salviamo gli Orsi della Luna, Gaia Animali e Ambiente, Lega Abolizione Caccia, Lega Italiana dei Diritti degli Animali, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Life for Ursus e Orso Libero, hanno inviato oggi al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in risposta alla richiesta avanzata al Ministero dalla Provincia Autonoma di Trento nei giorni scorsi affinché venisse accordata la cattura e il trasferimento nel recinto di Casteller dell’orso M49, reo di aver causato danneggiamenti al patrimonio zootecnico.

Ritenuto specie protetta e di interesse comunitario sia dalla Convenzione di Berna 1979 che dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, l’orso bruno dovrebbe godere di una serie tutele, così come il suo habitat, ma sappiamo bene che, nonostante quanto previsto, la Provincia di Trento sceglie sempre la via della rimozione degli esemplari ritenuti “problematici” tramite cattura, che il più delle volte si tramuta in uccisione. Tuttavia, prima di emettere una sentenza di prigionia a vita per un mammifero che è in grado di percorrere fino a 20 chilometri in una sola notte, è importante verificare su base documentale se realmente sia stata messa in pratica ogni misura preventiva per evitare l’abituazione dell’orso all’uomo e se, nei casi specifici, tutti gli strumenti dissuasivi, come recinzioni elettrificate e cani da guardiania, siano stati utilizzati in modo corretto.

Inoltre, l’attuale giunta della PAT invece di approfondire e ampliare i momenti di informazione e formazione della popolazione residente e dei turisti, oltre ad aver abolito il Comitato Faunistico perché le istanze ambientali venivano considerate “eccessive ed invadenti”, sta procedendo con lo smantellamento dei preesistenti momenti informativi non solo per i cittadini, ma anche per gli addetti ai lavori, come gli incontri periodici a tema organizzati dall’assessorato all’Ambiente e il progetto europeo, peraltro già finanziato, di coesistenza con i grandi carnivori finalizzato alla riduzione delle problematiche che rendono la presenza dei grandi predatori motivo di conflitto fra le parti coinvolte.